Perché il cambiamento climatico sarà catastrofico per l’Italia, secondo il rapporto Onu
A causa della peculiare posizione geografica, della conformazione del bacino e dei molteplici fattori che ne caratterizzano il clima, il Mediterraneo – assieme all'Artico – è considerato uno dei “punti caldi” per le conseguenze del riscaldamento globale. Non a caso, secondo il modello messo a punto dall'ONU, la regione mediterranea nei prossimi anni si riscalderà mediamente del 20 percento in più rispetto alle medie globali. È noto che nei Paesi affacciati sul “Mare Nostrum” le estati sono già particolarmente lunghe e calde, talvolta siccitose e caratterizzate da vasti incendi, spesso appiccati dalla mano dell'uomo – come avvenuto recentemente in Sardegna e in Grecia – ma catalizzati proprio dalle condizioni climatiche che favoriscono la propagazione delle fiamme. A causa delle temperature sempre più elevate, tutti questi fenomeni verranno amplificati in modo significativo, determinando conseguenze drammatiche sull'ambiente, su flora e fauna e naturalmente sulla salute delle persone.
In un capitolo dedicato all'area mediterranea, gli scienziati dei Paesi dell'IPCC sottolineano che i rischi principali sono rappresentati dall'innalzamento del livello del mare, dalla perdita di biodiversità (sia terrestre che marina), dalle alterazioni nel ciclo dell'acqua, dalla siccità, dagli incendi boschivi, dalla produzione alimentare, dalle ondate di calore estreme e dalla diffusione di vettori di malattie. Quest'ultimo è un chiaro riferimento alle zanzare, portatrici di patologie infettive gravi e potenzialmente fatali. Con un aumento significativo della temperatura, infatti, in Italia potrebbero arrivare e adattarsi specie tropicali come la zanzara della febbre gialla (Aedes aegypti), vettrice di malattie alla stregua della di dengue, chikungunya, Zika e altre ancora. In decine di milioni dovranno combattere con carenza di acqua, carestie, alluvioni sempre più frequenti e un aumento significativo di ondate di calore estremo potenzialmente fatali. I raccolti potrebbero crollare fino al 64 percento se non arresteremo l'emorragia di gas a effetto serra. (…)
di Andrea Centini
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