Perché il cambiamento climatico sarà catastrofico per l’Italia, secondo il rapporto Onu

(…) Nel 2019, ad esempio, è stato determinato che i livelli di CO2 atmosferici erano i più alti degli ultimi 2 milioni di anni; che l'aumento della temperatura superficiale degli ultimi 50 anni è stato il più rapido in assoluto degli ultimi 2 mila anni; che negli ultimi 10 anni il tasso di innalzamento del mare è triplicato e che lo scioglimento dei ghiacci degli ultimi decenni non ha paragoni da millenni. Le conseguenze di questi e altri effetti si fanno già sentire, ma nei prossimi anni avranno una portata catastrofica, se non argineremo le emissioni e raggiungeremo la neutralità carbonica nel più breve tempo possibile. Sebbene l'impatto sarà globale, vi sono aree della Terra in cui i cambiamenti climatici presenteranno il conto in anticipo e con effetti particolarmente distruttivi. Fra esse figura anche il Mediterraneo e dunque l'Italia, come emerso dal recente rapporto dell'ONU.

A causa della peculiare posizione geografica, della conformazione del bacino e dei molteplici fattori che ne caratterizzano il clima, il Mediterraneo – assieme all'Artico – è considerato uno dei “punti caldi” per le conseguenze del riscaldamento globale. Non a caso, secondo il modello messo a punto dall'ONU, la regione mediterranea nei prossimi anni si riscalderà mediamente del 20 percento in più rispetto alle medie globali. È noto che nei Paesi affacciati sul “Mare Nostrum” le estati sono già particolarmente lunghe e calde, talvolta siccitose e caratterizzate da vasti incendi, spesso appiccati dalla mano dell'uomo – come avvenuto recentemente in Sardegna e in Grecia – ma catalizzati proprio dalle condizioni climatiche che favoriscono la propagazione delle fiamme. A causa delle temperature sempre più elevate, tutti questi fenomeni verranno amplificati in modo significativo, determinando conseguenze drammatiche sull'ambiente, su flora e fauna e naturalmente sulla salute delle persone.

In un capitolo dedicato all'area mediterranea, gli scienziati dei Paesi dell'IPCC sottolineano che i rischi principali sono rappresentati dall'innalzamento del livello del mare, dalla perdita di biodiversità (sia terrestre che marina), dalle alterazioni nel ciclo dell'acqua, dalla siccità, dagli incendi boschivi, dalla produzione alimentare, dalle ondate di calore estreme e dalla diffusione di vettori di malattie. Quest'ultimo è un chiaro riferimento alle zanzare, portatrici di patologie infettive gravi e potenzialmente fatali. Con un aumento significativo della temperatura, infatti, in Italia potrebbero arrivare e adattarsi specie tropicali come la zanzara della febbre gialla (Aedes aegypti), vettrice di malattie alla stregua della di dengue, chikungunya, Zika e altre ancora. In decine di milioni dovranno combattere con carenza di acqua, carestie, alluvioni sempre più frequenti e un aumento significativo di ondate di calore estremo potenzialmente fatali. I raccolti potrebbero crollare fino al 64 percento se non arresteremo l'emorragia di gas a effetto serra. (…)

di Andrea Centini

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