Dio di Illusioni

Più civilizzata è una persona, più è intelligente, più sarà repressa: e più necessiterà di un sistema per incanalare gli impulsi primitivi che si è studiato così tanto per uccidere. Altrimenti quelle potenti, antiche forze si accumuleranno e diverranno di tale intensità da liberarsi violentemente, con maggiore violenza a causa dell'attesa, e avranno spesso tale vigore da spazzar via del tutto la volontà. Ad ammonimento di ciò che accade in mancanza di una valvola di sicurezza, abbiamo l'esempio dei romani: pensate, poniamo, a Tiberio, il brutto figlioccio, che cerca di essere all'altezza dell'impero di suo zio Augusto. Pensate alla tremenda, impossibile tensione che deve aver sopportato, lui venuto dopo un salvatore, un dio. La gente lo odiava. Per quanti sforzi compisse, non era mai abbastanza bravo, né poté mai liberarsi dall'io odioso: finché le chiuse cedettero. Fu sconvolto dalle sue perversioni e morì, vecchio e pazzo, perso nei giardini proibiti di Capri: neppure lì felice, com'è da sperare, ma miserando. Prima di morire scrisse una lettera al senato: "Che tutte le divinità dell'Olimpo mi conducano a maggior rovina di quella da me giornalmente sofferta”. Pensate ai suoi successori: Caligola, Nerone. S'interruppe. «ll genio romano, e forse l'errore romano» riprese dunque «fu l'ossessione per l'ordine. La si ritrova nella loro architettura, letteratura, nelle loro leggi - questa feroce, ostinata negazione dell'oscurità, dell'irrazionale, del caos.» Rise. «È facile capire perché i romani, di solito cosi tolleranti delle religioni altrui, perseguitarono i cristiani senza pietà. Assurdo pensare che un comune criminale fosse risorto dalla morte; spaventoso che i suoi seguaci lo celebrassero bevendone Il sangue. La mancanza di logica di tutto ciò li terrorizzava, ed essi compirono ogni tentativo per annientarlo. Anzi, credo che il motivo per cui presero misure così drastiche fu perché non ne erano soltanto spaventati, ma anche terribilmente attratti. I pragmatisti sono spesso stranamente superstiziosi: con tutta la loro logica, chi visse in più abietto terrore del soprannaturale dei romani? l greci erano diversi. Avevano la passione dell'ordine e della simmetria, al pari dei romani, ma sapevano quanto fosse sciocco non riconoscere il mondo invisibile, gli antichi dèi. Emotività, oscurità, barbarie. Vi rammentate l'argomento di prima? Che le cose cruente, terribili, sono a volte le più belle? E un'idea tipica dei greci, e molto profonda. Bellezza è terrore. Ciò che chiamiamo bello ci fa tremare. E cosa potrebbe essere pu terrificante e più bello, per anime come quelle dei greci o le nostre, che perdere ogni controllo? Strapparsi di dosso per un attimo le catene dell’ essere, frantumare la contingenza del nostro io mortale? Euripide parta delle Menadi: la testa gettata all'indietro, la gola verso le stelle, “più simili al cervo che all'uomo”. Essere assolutamente liberi! Si è ben capaci, è ovvio, di esaurire queste passioni distruttrici in modi più volgari e meno efficaci. Ma quanto glorioso liberarle in un unico getto! Cantare, urlare, danzare a piedi nudi nel bosco nel cuore della notte, privi, come gli animali, della coscienza della morte! Sono potenti misteri. Mugghiare di tori. Miele zampillante dalla terra. Se siamo abbastanza forti di cuore, possiamo strappare il velo e fissare quella nuda, terribile bellezza dritto in volto; che il Dio ci consumi, ci divori, ci smembri. E poi ci sputi rinati.

D. Tartt, "Dio di Illusioni”

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