L’architettura contemporanea

«L’architettura contemporanea tende a produrre oggetti mentre la sua più concreta destinazione è quella di generare processi. Si tratta di una contraffazione densa di conseguenze perché confina l’architettura in una banda assai limitata del suo intero spettro; perciò la isola, la espone ai rischi della subordinazione e delle manie di grandezza, la spinge verso l’irresponsabilità sociale e politica. La trasformazione dell’ambiente fisico passa attraverso una sequenza di eventi: la decisione di dar luogo a nuovo spazio organizzato, la rivelazione, il reperimento delle risorse necessarie, la definizione del sistema organizzativo, la definizione del sistema formale, le scelte tecnologiche, l’uso, la gestione, l’obsolescenza tecnica, il riuso, l’obsolescenza fisica. Questa concatenazione è l’intero spettro dell’architettura e ogni sua banda risente di quanto si verifica in tutte le altre. Accade anche che la cadenza, l’ampiezza e l’intensità delle varie bande siano diverse secondo le circostanze e in relazione agli equilibri o agli squilibri dei contesti ai quali lo spettro corrisponde. Per di più ogni spettro non si esaurisce al termine della concatenazione dell’evento, perché i segni della sua esistenza - rovine e memoria - si proiettano su ulteriori eventi. L’architettura è coinvolta con la totalità di questo complesso svolgimento: il progetto che esprime è lo spunto di un processo di lunga portata e di rilevanti conseguenze». 

Giancarlo de Carlo, Editoriale, in «Spazio e Società» n. 1, gennaio 1978, p. 6.

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