Armata Bianca

MANDATI A COMBATTERE LA RUSSIA SOVIETICA, MOLTI SOLDATI ITALIANI SI AMMUTINARONO E DISERTARONO ATTRATTI DALL’ESPERIENZA DELLA RIVOLUZIONE

Alla fine della Prima guerra mondiale numerosi paesi inviarono corpi militari nella neonata Russia Sovietica per sostenere l'Armata Bianca - composta dalle fazioni leali allo Zar o a soggetti politici che avevano partecipato alla Rivoluzione di febbraio ed erano ostili ai bolscevichi - contro il neonato governo presieduto da Lenin. In realtà i primi contingenti arrivarono nei territori dell’ex impero zarista già prima della fine della Grande guerra, quando gli Alleati, preoccupati dall’uscita della Russa dal conflitto, inviarono alcune teste di ponte a presidiare quelle che erano considerate zone strategiche.

Anche l’Italia partecipò a questa esperienza con diverse spedizioni. 1300 uomini vennero inviati a Murmansk già nel settembre del 1918. Altri 550 circa, integrati poi con quasi ottocento prigionieri italofoni dell’ex impero austro ungarico, vennero inquadrati nel Corpo Spedizioni in Estremo Oriente, con destinazione Vladivostok e Siberia. C’erano poi la Colonna Savoia, impiegata sempre nella Russia nordoccidentale e casi di singoli militari, perlopiù di carriera, che combatterono in alcune formazioni bianche.

Presto le condizioni di vita, la totale estraneità alle logiche del conflitto e la simpatia che alcuni provano verso la Rivoluzione russa, portarono molti soldati italiani a compiere atti di insubordinazione, a defezionare, a ribellarsi, a contrabbandare merci e materiali.

Nessuno degli eserciti inviati dai paesi Alleati fu immune da ammutinamenti e diserzioni. A Odessa e Sebastopoli i militari francesi si ribellano in massa chiedendo il ritiro immediato e il ritorno in Francia. A Murmansk sono i marinai britannici ad ammutinarsi nel settembre del 1919, mentre a Vladivostok è la volta dei fanti canadesi. Rapidamente interi reparti sono paralizzati.

All'inizio i comandi rispondono duramente. Ci sono rappresaglie, deportazioni nelle colonie dei capi delle rivolte, duri proclami da parte degli ufficiali superiori. Dopo alcuni mesi però ci si rende conto che la guerra diventa insostenibile.

Mentre tra gli stessi reparti di Russi Bianchi i casi di ammutinamento si moltiplicano, la stampa socialista di mezzo mondo raccoglie lettere e testimonianze di soldati che hanno disertato, sono passati all’Armata Rossa, e difendono la causa della Rivoluzione.

Per i governi Alleati l’unica possibilità è la ritirata. Il 9 agosto 1919 il governo italiano, presieduto da Nitti, dà l’ordine a tutte le missioni in Russia di rientrare.

Ma ci vorrà quasi un anno perché tutti i reparti, dopo faticosissimi viaggi di rientro, possano tornare in patria.

Cannibali e Re

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