Soggetti smarriti

Malatesta, mi dice, era uno che sapeva infiammare le platee. Prima di tutto italiano, inglese, francese, per lui andava bene uguale. E poi, c’è poco da fare, aveva talento. Cos’abbia detto, quella sera al Tivoli and Zucca’s Saloon, non si sa di preciso. Ma non c’è molto da sbagliarsi. Avrà detto che monarchie e repubbliche, e tutti i parlamenti, servi e gendarmi della borghesia, compresi quelli dei cosiddetti regimi democratici, per non dire gli eserciti e le polizie, lo sbirro e l’esattore, il soldato e il carceriere, col loro complice, il fabbricante di menzogne, prete o professore che sia, foraggiato per asservire gli spiriti e farli docili al giogo: tutto questo andava soppresso, perché nessuno poteva imporre alle masse le proprie leggi. Avrà spiegato che la scienza positiva dimostrava la totale inadeguatezza del regime parlamentare, anche se mascherato col suffragio universale, anzi, specialmente col suffragio universale. Fin lí saranno stati tutti d’accordo, come pure sulla fratellanza tra i popoli e sull’abolizione delle frontiere, che di solito seguivano a ruota. Solo che a quel punto la porta si apre e entra uno mai visto prima. Anche se se le davano di santa ragione un giorno sí e uno no, a Paterson si conoscevano tutti. Malatesta smette di parlare. L’uomo si siede e aspetta. Allora uno del Diritto all’Esistenza gli chiede di presentarsi. L’uomo non si scompone. Pronuncia il suo nome, un nome che nessuno conosce, e poi dichiara Sono una pecora nera. Chissà se voleva dire che era anche lui un reietto della società, o invece una pecora nera dell’anarchia, uno che anche gli anarchici tenevano a distanza, ipotizza il maestro. Sia come sia, Malatesta gli spiega che ci sono stati molti arresti negli ultimi tempi e quindi bisogna essere sicuri che non sia un informatore della polizia; se nessuno lo conosce e garantisce per lui, deve andarsene. A questo punto Bresci si alza. Non conosce quell’uomo, dice, ma mandarlo via significa negare esattamente quella solidarietà fra tutti gli uomini che si è proclamata fino a un minuto prima; se qualcuno viene espulso se ne va anche lui. Un brusio di approvazione attraversa la sala. Malatesta ha antenne sensibili: capisce che non è il caso di insistere, e procede, passa ai temi piú delicati. L’organizzazione nella vita sociale, dichiara, è cosí necessaria, cosí evidentemente necessaria, che si stenta a credere che qualcuno possa metterla in discussione. Anarchia non può significare che tutti, avventurieri e arrivisti compresi, facciano tutto ciò che vogliono, bensí una società organizzata in cui non ci sia autorità che sovrasti le libere volontà degli individui. Non lo lasciano neanche finire, scoppia il putiferio. Gli anti-organizzati non aspettavano altro: si alzano, agitano i pugni, inveiscono contro l’oratore. Ma Malatesta risponde per le rime, spalleggiato dai suoi che quanto ad agitare i pugni non sono secondi a nessuno. Nella confusione generale quasi nessuno presta attenzione a Pazzaglia, il famoso barbiere: in fondo alla sala ha estratto una pistola e si appresta a far fuoco. Nessuno tranne Bresci, che si stende per quanto è lungo e gli colpisce il braccio. Il colpo parte con un botto che istantaneamente ristabilisce il silenzio. Malatesta fa una smorfia ed è costretto a appoggiarsi al tavolo della presidenza, ma non cade a terra. È ferito a una gamba, di striscio. Mentre alcuni si precipitano a soccorrerlo, e altri prendono per il colletto Pazzaglia, lo disarmano e lo sbattono fuori, fa un segno con la mano: non è niente, son cose che possono capitare. 

Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹ [Libro elettronico]


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