Ferdinando Palasciano

C’erano feriti e moribondi ovunque. Uomini, donne, bambini a cui avevano sparato, altri con ferite da taglio e lacerazioni. Messina si era ribellata ai Borbone e aveva pagato a caro prezzo la rivolta. Nessuno li aiutò, non era prassi all'epoca aiutare i nemici feriti. Nessuno tranne un uomo, Ferdinando Palasciano, medico capuano dell’esercito borbonico. Uomo mite, piccino di statura, buono. Era uno di quei medici con la “M” maiuscola. Se ne fregò degli ordini e aiutò tutti coloro che poteva. Da solo, senza aiuto. Perché i feriti, per lui, erano tutti “neutrali”. Era la prima volta che avveniva una cosa del genere. Che un medico di un esercito avversario aiutasse dei nemici sul campo.

Lo trascinarono davanti a un tribunale militare per questo. Lui guardò in faccia il generale borbonico Filangeri e gli disse: «Il mio dovere di medico è più importante del mio dovere di soldato». Lo condannarono a morte e solo per miracolo la pena fu commutata in carcere. Il Re borbone lo sfotté anche: “che male volete che egli faccia, chilo è così piccirillo”. Nei trent’anni successivi, divenne un riferimento per la medicina. Ma anche qualcosa di più. Il suo gesto, il gesto di aiutare i feriti nemici, diede vita a qualcosa che conosciamo tutti. Quella cosa si chiama Croce Rossa, che oggi aiuta milioni di persone. Tutto nacque perché un medico “piccirillo”, vedendo un nemico ferito, decise di non voltarsi dall’altra parte considerandolo nemico. Se ne andava oggi Palasciano, il 28 novembre 1891. E a lui va il ricordo e la gratitudine di tutti noi.

(Leonardo Cecchi)

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