L'Imperio

«Il Paese non comprende le distinzioni politiche? Chiama bizantine le loro lotte? Ma tutt’al contrario! Chi è il Paese? Il Paese è un nome collettivo, un’astrazione. Non esiste il Paese, ente definito, il cui nome corre sulle bocche di tutti; esistono moltitudini di cittadini in mezzo ai quali, se cercherete bene, non troverete forse due soli che siano interamente, sinceramente d’accordo e che chiedano le stesse precisissime cose! Però, le diversità fra tante opinioni non sono tutte radicali e inconciliabili; vi sono divergenze leggiere, secondarie, che permettono la formazione di gruppi di opinioni, di famiglie di idee; questi gruppi, queste famiglie si danno anch’essi la mano, hanno anch’essi dei punti di contatto, si risolvono gli uni negli altri. Così, se noi cominciamo dall’estremo reazionario…» 

E lanciato a tutto vapore, pieno di vanità per l’attenzione che gli prestavano, egli non s’arrestava più: enumerava, definiva, paragonava i mille partiti in cui si divideva il Paese: i reazionarii, i nemici dell’unità, i clericali, i fautori del ritorno al regime assoluto; poi i conservatori rigidi, e gli aristocratici liberali che, rispettando la costituzione, avevano l’ideale d’un governo forte e severo; poi i liberali progressisti, poi i democratici radicali; poi i repubblicani di governo… Col bisogno di giustificare la sua tesi, egli frazionava sempre più questi partiti, ne inventava di nuovi coniandone lì per lì i nomi; accozzando e riaccozzando a suo modo gli aggettivi: “radicali moderati”, “repubblicani conservatori”, “socialisti aristocratici…”. 

Tutte queste frazioni, dovevano essere rappresentate in Parlamento: non ne sarebbe nato il caos, perché essi avrebbero stretto alleanza secondo i loro interessi generali o del momento: i conservatori liberali avrebbero dato la mano ai progressisti temperati; i clericali agli assolutisti; e non era anche naturale un’intesa tra sovversivi e reazionarii? Gli accordi, stretti in un’occasione si sarebbero rotti in un’altra, e da queste continue combinazioni e scombinazioni, sarebbe nato l’equilibrio, la “media delle opinioni” necessaria a segnare la rotta alla nave governativa… 

Federico De Roberto, L'Imperio, Mondadori (collana Oscar n° 1368; a cura di Carlo A. Madrignani), 1981; pp. 53-54. [Opera incompiuta; 1ª edizione originale (postuma): Mondadori, 1929]

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