Sa Janna Bassu

La versione che le guardie danno di quella notte, racconta di una pattuglia di ignari tutori dell'ordine colta di sorpresa dalle sentinelle del gruppo, Francesco Masala e Giovanni Mario Bitti, che aprono il fuoco non appena la vedono. 

La storia continua con la toccante immagine del capitano che, seppur "Gravemente ferito da una scarica di pallettoni" e "Malgrado il dolore lancinante [...] rifiutava ogni soccorso e disponeva i suoi uomini in posizione tatticamente idonea a contrastare eventuali sortite". Parole scelte con cura per giustificare una medaglia al valor militare concessa per un'azione che, a detta dei presenti non affiliati all'arma, 

Ma la faccenda ha dei risvolti ben più tragici e assomiglia quasi ad un regolamento di conti dato che il  capitano dell'arma dei carabinieri Enrico  Barisone non giunge all’ovile per caso.

Infatti sa per certo che in quella sede si sta riunendo un gruppo di militanti vicini a Barbagia Rossa e agli ambienti antagonisti comunisti.

Barisone lo sa per certo perchè è da tempo che sta conducendo una personale guerra contro i gruppi indipendentisti dell'isola che troppo in là si sono spinti nello sfidare il potere costituito.

Gli otto superstiti, parlano di conflitto a fuoco che si conclude con la cattura di dieci persone, di cui due, i loro compagni Francesco Masala e Giovannii Bitti, vengono falciate sul posto da una mitragliatrice, dopo un rapido interrogatorio.

Non ancora soddisfatti i militari caricano i cadaveri su una campagnola e sbandierano i poveri resti per tutta la città come fossero un trofeo.

Giovanni, secondo quanto racconta il fratello, era fuggito dal carcere di Alghero pochi anni dopo essere stato accusato di un omicidio che non aveva commesso, poichè si era rifiutato in precedenza di collaborare all'arresto di alcuni latitanti.

In un documento firmato da dieci imputati al processo contro Barbagia Rossa nel 1983, la strage di Sa Janna Bassu assume il ruolo di spartiacque per i comportamenti dello Stato italiano nei confronti della militanza nei gruppi antagonisti sardi. 

Sa Janna Bassa è fine ed inizio del progetto della borghesia sul territorio. 

Fine perchè sancisce un punto di non ritorno, oltre il fallimento delle illusioni pacificatrici affidate alle soluzioni economiche per l’isola.

Inizio perchè a partire da quel momento lo Stato articolerà tutta una serie di iniziative tese a disperdere e distruggere la solidarietà dell'habitat sociale entro cui l'antagonismo in Sardegna esprimeva le sue iniziative e la propria identità.

Cheyenne Rebelde 

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