Eccidio di Avola
VOLEVANO SOLO POCHE CENTINAIA DI LIRE IN PIÙ I BRACCIANTI CHE SCIOPERAVANO INSIEME ALL’INTERO PAESE, MA LA POLIZIA, Il 2 DICEMBRE DEL 1968, LI PRESE A MITRAGLIATE. STORIA DELL’ECCIDIO DI AVOLA
Correva l’anno 1968, l’anno dei movimenti giovanili, delle occupazioni, delle lotte studentesche, ma anche dell’eccidio di Avola. Il 2 dicembre in questa città siciliana, nota per le mandorle e gli ortaggi, era in corso uno sciopero generale promosso dal movimento bracciantile. Gli obiettivi erano ottenere l’abolizione delle gabbie salariali dentro la stessa provincia ( i lavoratori di Avola erano pagati meno di quelli di altre zone), combattere il caporalato e ottenere 300 lire di aumento. Obiettivi legittimi per chi, con il proprio lavoro, faticava a vivere mentre i latifondisti locali e la criminalità si arricchivano grazie ai prodotti della terra. Gli agrari avevano risposto alle rivendicazioni decidendo di rifiutare anche solo un incontro con le sigle sindacali e così i lavoratori abbandonarono i campi e iniziarono la mobilitazione. Molte vie della città a partire dal 25 novembre vennero bloccate e il sindaco decise di sostenere le manifestazioni nonostante le pressioni della prefettura che lo invitavano a intervenire. Il 2 dicembre i manifestanti, con famiglie al seguito, decisero di bloccare la statale 115 verso Siracusa. A quel punto arrivano circa novanta agenti dal capoluogo, armati di mitra e lacrimogeni. L’ufficiale che li comanda ordina agli scioperanti di rimuovere il blocco e, di fronte al rifiuto, fa sparare i gas a cui segue un fitto lancio di pietre da parte dei braccianti. Il vento contrario fa si che la nube invece di investire la gente torni contro gli agenti stessi mentre altri braccianti accorrono dal paese. Quando i manifestanti sembrano in grado di mettere in fuga i poliziotti, quest’ultimi iniziano ad aprire il fuoco. Sparano i mitra e sparano le pistole. Il terreno si riempie di bossoli; il deputato del PCI Antonio Piscitello, accorso sul luogo, ne raccoglierà più di due chili. Muoiono due lavoratori: Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona, moltissimi rimangono feriti. La scena che avranno di fronte i giornalisti al loro arrivo sarà quella di una battaglia, con auto e moto crivellate di colpi, circa cinquanta feriti, tra cui alcuni gravi. La vicenda che rimbalzerà in tutto il paese provocherà una poderosa ondata di scioperi e manifestazioni, con i braccianti di tutta Italia in prima linea e con la grande partecipazione degli studenti e degli operai.
Cronache Ribelli
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