La lingua salvata

Quell'ultima mattina, mio padre, mentre faceva colazione, aveva letto il giornale che portava in prima pagina la notizia della dichiarazione di guerra del Montenegro alla Turchia; egli sapeva che in seguito a ciò la guerra si sarebbe estesa a tutti i Balcani e che molte persone sarebbero morte, e questa notizia lo aveva ucciso. Rammentai di aver visto per terra accanto a mio padre il «Manchester Guardian». Quando in casa trovavo da qualche parte un giornale, proprio lui mi permetteva di leggere i titoli ad alta voce, e di tanto in tanto, purché non si trattasse di cose troppo difficili, me ne spiegava il significato. Il signor Florentin mi disse che non c'era nulla di più terribile della guerra e che di questo lui e mio padre avevano parlato spesso, trovandosi perfettamente d'accordo. In Inghilterra tutti erano contrari alla guerra e qui di guerre non ce ne sarebbero state mai più.

Le sue parole penetrarono in me profondamente, come se le avesse pronunciate mio padre in persona. Le tenni per me, così come mi erano state dette in confidenza, quasi si trattasse di un pericoloso segreto. Quando negli anni che seguirono si continuava a ripetere che il mio papà era morto giovanissimo, mentre era in perfetta salute e senza ombra di malattia, colpito all'improvviso da una specie di folgore, allora io sapevo - e nessuno avrebbe potuto togliermi questa certezza - che la folgore era stata la terribile notizia dello scoppio della guerra. Da allora ce ne sono state di guerre nel mondo, e ogni guerra, ovunque si svolgesse, anche se talvolta veniva percepita appena nell'ambiente in cui vivevo, mi ha colpito con tutta la violenza di quella perdita prematura e mi ha coinvolto profondamente, come la cosa più personale che mi potesse succedere."

In Elias Canetti, "La lingua salvata", 1977, ed. Adelphi 1980, pp.84-85


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