Parole
Lasciamo cadere le parole, come il giardino - l'ambra e il cedro, noncuranti e generosi appena, appena, appena. Non serve spiegare perché con tale cerimonia di robbia e limone sono spruzzate le foglie. Chi gli aghi ha inondato di lacrime, riversandoli attraverso la pertica sulle note, verso lo scaffale, tra le chiuse delle gelosie? Chi il tappetino dietro la porta ha decorato di rosso sorbo con la trama di corsivi traforati deliziosi e trepidanti? Mi domanderai chi disponga che l'agosto sia tanto grande, chi trovi una minuzia non da poco, chi si perda nell'ornatura di una foglia d'acero e dai giorni dell'Ecclesiaste non abbia mai smesso il taglio dell'alabastro. Mi domanderai chi disponga che siano le labbra di astri e dalie a soffrire in settembre. Che la fine foglia dei citisi dalle canute cariatidi si posi sulle umide autunnali lastre degli ospedali. Mi domanderai chi disponga. L'onnipotente dio dei dettagli l'onnipotente dio dell'amore, degli Jag...