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I reietti dell'altro pianeta

 Fin da quando era molto giovane si era accorto di essere, in certi aspetti, assai diverso da tutte le altre persone a lui note. Per un bambino la consapevolezza di queste differenze è assai dolorosa, in quanto, non avendo ancora compiuto nulla ed essendo incapace di compiere alcunché, il bambino non può giustificarla. La presenza di adulti affezionati e sui quali si possa fare affidamento, i quali siano anch'essi, a loro modo, diversi, è l'unica rassicurazione che un simile bambino può avere; e Shevek non aveva mai goduto di questa rassicurazione. Suo padre era affezionato, certo, e su di lui si poteva fare affidamento. Qualsiasi cosa Shevek fosse, e qualsiasi cosa facesse, Palat la approvava, sinceramente. Ma Palat non aveva avuto la maledizione della diversità. Egli era uguale agli altri, uguale a tutti quegli altri ai quali la comunità veniva cosí facilmente. Egli amava Shevek, ma non poteva mostrargli che cosa fosse la libertà: quel riconoscere la solitudine di ciascuna pe...

FramMenti

 Nel mondo comanda (e dispone di vite umane, come noi di zanzare e formiche) chi ha più armi, potere e soldi. Questo ci sta bene per un po’, a volte anche per anni, fino a quando gli Hitler, i Putin e i Netanyahu non la fanno talmente grossa da suscitare oltraggio globale. Ma a quel punto è già tardi per usare diritto, politica e democrazia per tenere a bada i potenti, e tanti sprovveduti, credendo di far prima, fanno atto di fede nelle bombe, ovvero in chi ha più armi, potere e soldi. Silvano Bottaro

Edgar Degas

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Danseuses bleues, v.1893

Amuleto

Dall'immagine tesa vigilo l'istante con imminente attesa – e non aspetto nessuno: nell'ombra accesa spia il campanello che impercettibile spande un polline di suono – e non aspetto nessuno: ma devo venire, verrà, se resisterò a sbocciare non visto, verrà d'improvviso, quando meno l'avvertimento: verrà quasi perdono di quanto fa morire, verrà a farmi certo del suo e del mio tesoro, verrà come ristoro delle mie e delle sue pene, verrà, forse già verrà il suo bisbiglio. Clemente Rebora

Babylon

 [...] Nel momento in cui la persona osservava il televisore spento, il movimento dei suoi occhi e il flusso della sua attenzione erano diretti dai propri impulsi volontari, fossero pure caotici. Lo schermo nero senza immagini non vi esercitava alcuna influenza, o se lo faceva era solo in qualità di sfondo. Il televisore acceso non trasmette praticamente mai un’inquadratura statica presa da un’unica telecamera fissa, ragion per cui l’immagine nello schermo non costituisce mai uno sfondo. Al contrario, questa immagine cambia freneticamente. Ogni pochi secondi si verifica un cambio d’inquadratura, o una dissolvenza su un altro oggetto, o un passaggio a un’altra telecamera: l’immagine è ininterrottamente modificata dal cameraman e dal regista che lo dirige. Tale cambiamento dell’immagine prende il nome di “tecnomodificazione”. A questo punto chiediamo di prestare la massima attenzione, dato che il seguente enunciato è piuttosto complesso da afferrare, nonostante sia estremamente sempl...

FramMenti

"Una delle tappe d’obbligo che la vita ci impone: quella di essere abbandonati o abbandonare."   Goliarda Sapienza

Che cos’ho imparato sull’amore?

Quello che ho imparato sull’amore è che l’amore esiste. Non dimentichiamo mai le persone che abbiamo amato, perché rimangono sempre con noi; qualcosa le lega a noi in modo indissolubile, anche se non ci sono più. Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l’incendio che un cuore d’inverno. Ho imparato, e in questo ha ragione mia madre, che è possibile amare due persone contemporaneamente. A volte succede: ed è inutile resistere, negare, o combattere. Ho imparato che l’amore non è solo sesso: è molto, molto di più. Ho imparato che l’amore non sa né leggere né scrivere. Che nei sentimenti siamo guidati da leggi misteriose, forse il destino o forse un miraggio, comunque qualcosa di imperscrutabile e inspiegabile. Perché, in fondo, non esiste mai un motivo per cui ti innamori. Succede e basta. È un entrare nel mistero: bisogna superare il confine,...

FramMenti

Bisogna fare uno sforzo per risalire il corso delle cose, e capovolgere gli eventi. Con purezza e sincerità di fronte a noi stessi… perchè vivere non è seguire come pecore il corso degli eventi, nel solito tran tran di questo insieme di idee, di gusti, di percezioni, di desideri, di disgusti che confondiamo con il nostro io e dei quali siamo appagati senza cercare oltre, più lontano. Vivere è superare se stessi, mentre l’ uomo non sa far altro che lasciarsi andare.  Antonin Artaud

Alberto Paolini

 La storia di Alberto Paolini è una storia triste di un'istituzione della quale parliamo spesso, ovvero il sistema degli istituti psichiatrici italiani. Alberto nacque nel 1933 e perse il padre a 5 anni e la madre a 11. Si ritrovò quindi solo e, dopo un periodo in un orfanotrofio, venne adottato da una facoltosa famiglia romana. Ma i suoi genitori adottivi non gradivano il carattere introverso del ragazzino, e chiesero consulto ad un medico. La cura proposta dal dottore era molto semplice: fatelo uscire, fatelo giocare, fategli vedere delle cose nuove. Ma loro trovarono più naturale mandare il ragazzo in un istituto di cura psichiatrica. Era il 1948. Ne uscirà solo 42 anni dopo, nel 1990. E nessuno, mai, gli diagnosticò una malattia mentale. All'inizio doveva rimanere lì solo per 15 giorni come periodo di osservazione. Col passare del tempo capì che non ne sarebbe uscito presto. Alberto non fu soltanto privato della sua giovinezza e della libertà. Gli toccò essere sottoposto al...

Diego Rivera

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Study of Hands

Verde menta (Il fratello)

Sopravvissuto è chi resta in vita dopo aver visto la morte, il testimone di un'esistenza ambivalente.  Mentre venivi al mondo senza respiro e già stavi per tornare indietro qualcuno ti ha costretto a rimanere.  Da allora, vivere è un conto in sospeso. Alessandra Corbetta

FramMenti

Non abbiamo noi in città tutti gli sciocchi dalla nostra parte? E non basta questo per formare in ogni città una schiacciante maggioranza?  (Mark Twain)

Le parole di Grossman

 Le parole di Grossman e le colpe dei sionisti liberal ma di sinistra. La scorsa settimana, in un’intervista a Repubblica, lo scrittore israeliano David Grossman ha dichiarato che anche per lui quello di Israele a Gaza è genocidio. Meglio tardi che mai. “Ma il modo con cui l’ha fatto rivela tutti i difetti del sionismo liberal”, spiega in un thread su X Nimer Sultany, avvocato palestinese per i diritti umani e studioso di diritto internazionale. Le sue glosse alle parole di Grossman obbligano a riflettere sull’ignavia degli odierni coccodè.  Sultany accusa Grossman: 1) di aver negato troppo a lungo la realtà dei fatti (Grossman: “Ho fatto tutto il possibile per evitare di dover chiamare Israele uno Stato genocida”. Sultany: “Quindi sei stato parte del problema mentre altri urlavano a vuoto”); 2) di non riconoscere il proprio fallimento morale (Grossman: “Sento l’urgenza interiore di fare la cosa giusta, e questo è il momento per farla”. Sultany: “Nonostante abbia negato di fro...

FramMenti

L’adolescenza è l’unico periodo della vita in cui si è felici, pieni di sogni e speranze, solo chi resta fanciullo per tutta la vita, dice il poeta, vive davvero fino alla morte. Questo perché i fanciulli riescono a trovare il tutto nel niente, mentre gli uomini il niente nel tutto.   Giacomo Leopardi

il valore di una persona

 Il valore che diamo a una persona è dato dalla stima che riponiamo su di essa. Questa stima si forma dal modo di interagire con lei e da ciò che riceviamo. Ossia, da come questa persona reagisce ai nostri stimoli e da cosa decide di restituire, di aggiungere, di elaborare e passarci, in un interscambio che arricchisce entrambi. Stima è riconoscere in questa persona integrità, sincerità, coerenza, capacità e la solidità che permette alla fiducia di radicarsi, nei giorni, nelle settimane e nei mesi. Stima è “dare un valore”, un valore che sia al di sopra della media, per un modo di comportarsi, per un’integrità caratteriale, per determinati talenti da cui possiamo attingere e a cui possiamo anche contribuire, quando la fiducia è stata cementata. La perdita della stima in una persona è molto vicina all’esperienza del tradimento. Un passo doloroso da superare è uno stupore freddo: l’incapacità di riconoscere quella persona per quella che ci si era manifestata, per quella che fino a po...

FramMenti

«L'arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.».  Italo Calvino

Constantin Korovin

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On the Terrace - Russian (1861 - 1939)

Per essere

Se torna il sole, se discende la sera,    se la notte ha un sapore di notti future,    se un pomeriggio di pioggia sembra tornare    da tempi troppo amati e mai avuti del tutto,    io non sono più felice,    né di goderne né di soffrirne:    non sento più, davanti a me, tutta la vita.    Per essere poeti, bisogna avere molto tempo:    ore e ore di solitudine sono il solo modo    perché si formi qualcosa,    che è forza, abbandono,    vizio, libertà, per dare stile al caos.    Io tempo ormai ne ho poco:    per colpa della morte    che viene avanti, al tramonto della gioventù.    Ma per colpa anche di questo nostro mondo umano,    che ai poveri toglie il pane,    ai poeti la pace.      Pier Paolo Pasolini

Il resto di niente

 «Lenòr, io non voglio influenzarti, per carità. Ti dirò la mia opinione: questa società dei liberi muratori è una strana cricca che cresce dappertutto. Non so bene donde sia venuta, né cosa voglia. Sì, parlano di libertà, eguaglianza, morte ai tiranni, però si contraddicono. Fra loro ci sono i re: Maria Carolina, la sorella Maria Antonietta, il principe Giuseppe. Odiano i preti, ma accettano padre Caracciolo. Detestano i Gesuiti e ne son pieni. Forse è un’organizzazione messa su dagli Asburgo per domare i ribelli. O raccogliere soldi: è anche piena di banchieri». «Ma che fanno?» «Per quanto ne so io, la principale attività esteriore è quella di riunirsi a gran tavolate, divertirsi. Dicono di far beneficenza, ma ci credo poco. Beneficenza a se stessi: fra loro s’aiutano.» «Ma Jeròcades…» «Jeròcades è un esaltato. Però affarucci ne combina anche lui! Ma senti un po’: ho la sensazione che abbia soprattutto interesse personale a che tu entri nella società. O mi sbaglio?» «Credo di no,...

FramMenti

Niente è banale per chi non è banale. Non c’è ripetizione per chi riesce a crescere ogni giorno, per chi non si accontenta di se stesso e, instancabile, ritocca, corregge, amplia, mette a punto, azzarda, scopre. Bisogna essere irrequieti… Bisogna viverlo con un certo fervore il tempo, come fosse tutto utile, tutto buono, tutto necessario… Essere esigenti:con se stessi, con gli altri. Essere a disagio, sentirsi strani, sentirsi diversi. Sentire l’ingiustizia, come un fastidio, come un impedimento all’armonia.   Lidia Ravera

La rivolta delle élite

 Prima della guerra di Secessione, era convinzione corrente, in un ampio spettro di opinioni politiche, che la democrazia non potesse avere un futuro in un paese di lavoratori dipendenti. L’emergere di una stabile classe di salariati, dopo la guerra, rappresentò uno sviluppo particolarmente scomodo, che pose ai commentatori politici problemi più gravi di quanto oggi non comprendiamo. I movimenti agrari che culminarono nel People’s Party non furono le uniche forze che cercarono di salvare la produzione su piccola scala attraverso un sistema commerciale cooperativo. Anche liberali come E.L. Godkin, l’influente direttore di «The Nation» e dell’«Evening Post» di New York, appoggiarono i movimenti cooperativi, almeno finché non si resero conto che il loro successo dipendeva dalla regolamentazione governativa del credito e delle attività bancarie. Nei primi anni del ventesimo secolo, il sindacalismo rivoluzionario e il socialismo corporativistico, in Europa, proposero delle soluzioni aud...

FramMenti

"Quando un cactus comincia a inclinarsi da una parte,” disse “fa crescere un braccio dall’altro lato, per raddrizzarsi. Poi, quando tende a piegarsi da quel lato, fa crescere un braccio dalla parte opposta e così via. Ecco perché li vedi anche con diciotto bracci. Un cactus tenta continuamente di star su dritto. Una cosa che cerca così disperatamente di mantenere l’equilibrio merita ammirazione.”   J.R. Moehringer - (Diego Rivera, Paesaggio con cactus, 1931)

Il giorno della civetta

 L'autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa nel grigio dell'alba, sfilacce di nebbia ai campanili della Matrice: solo il rombo dell'autobus e la voce del venditore di panelle, panelle calde panelle, implorante e ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l'autobus si mosse con un rumore di sfasciume. L'ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l'uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all'autista “un momento” e aprì lo sportello mentre l'autobus ancora si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati: l'uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò.  Leonardo Sciascia

Joan Miró

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Maravillias Suite

Il pescescrittore e il suo storione

Favola per adulti – in prima persona, in forma liquida Io scrivo. Non per respirare — che l’acqua me la passo tra le branchie — ma per stare vivo. Vivo sul filo tra finzione e corrente. Scrivo con le pinne. Scarroccio sui fondali, graffio alghe come pergameni, intingo i pensieri nell’inchiostro dei calamari più timidi. scrivo. E ogni parola è un’onda. Ogni frase un fondale. Ogni storia… Uno storione. Sì: io racconto storioni. Grossi. Che non ci stanno nel senso. Che devi leggere con tutto il corpo, con tutta la salinità che hai dentro. — “raccontaci una verità!” mi chiedono, i pesci piccoli. E io: — “vi regalo una bugia profonda. Così profonda da sembrare onesta.” Scrivo di un pesce volante che non sa atterrare, di una murena che canta nei sogni, di una sogliola che non accetta la piattezza, di un branco che nuota a caso ma si capisce lo stesso. E poi… C’è il polpo Il polpo che si innamora di un sasso che non parla. e lo abbraccia. Otto volte. Perché l’amore, sotto, è sempre muto ma ha...

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