Tomas Sankara

38 anni fa, come oggi, divenne presidente del Burkinafaso (1983- 1987). Fu brutalmente assassinato. I colonialisti occidentali non potevano tollerare un'autentica esperienza democratica nel cuore dell'Africa: Sankara infatti suggerì l'istituzione di un fronte economico africano unito e cercò di convincere, invano, gli altri capi di Stato africani a rifiutarsi di saldare i debiti con gli Stati Uniti e con i paesi europei, poiché era convinto che i soldi da restituire agli altri Stati potevano essere reinvestiti in riforme sanitarie e scolastiche; avanzò la richiesta di sospensione di Israele e di espulsione del Sudafrica dalle Nazioni Unite, che all'epoca deteneva in prigione Nelson Mandela; fece costruire la ferrovia del Sahel, che tuttora collega Burkina Faso e Niger, la principale arteria di comunicazione del Paese, successivamente ampliata;

Fornì due pasti e cinque litri d'acqua al giorno a ciascun cittadino burkinabé, fornendo assistenza sanitaria e una massiccia campagna di vaccinazioni, incentivò la costruzione di scuole ed ospedali, promosse una campagna di rimboschimento (10 milioni di alberi vengono piantati per contrastare l'avanzata del deserto) la ridistribuzione delle terre ai contadini, la soppressione delle imposte agricole, e creò un Ministero dell'Acqua, con funzioni ecologiche; tolse numerosi privilegi a politici e militari, con una campagna per la riduzione della spesa pubblica e una drastica lotta alla corruzione, e vendette tutte le Mercedes in dotazione ai ministri, sostituendole con le più economiche Renault, mentre i voli fuori dal paese per motivi diplomatici si potevano solo fare in classe turistica. Si decurtò inoltre lo stipendio, arrivando a guadagnare 450 dollari al mese. Molte volte era costretto a chiedere prestiti ai familiari poiché non aveva denaro.

Saleh Zaghloul 

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