Vent’anni

Il pericolo è scampato. Vent’anni di lotte, di gazebo, vent’anni di ampolle piene di acqua del po, di carri armati di cartone in piazza san marco, di coccoloni e parole biascicate. Vent’anni di minacce, fucili nelle valli, rivolte. Tre volte al governo, quasi sette anni con il sedere piantato sulle poltrone romane. Avete fatto di tutto, ma il federalismo no. Sono vent’anni che non parlate d’altro, vent’anni che riempite la bocca di mugugni e singulti; vent’anni che siete in parlamento e occupate posti di rilievo nel governo, nelle commissioni, vent’anni per dispiegare tutta la vostra potenza di fuoco e convincere tutti, cittadini, parlamentari, partiti, che il federalismo poteva diventare un percorso condiviso, un cambiamento che non conduce necessariamente alla disgregazione del paese. Vent’anni, cristo. Vent’anni per pareggiare. Quindici a quindici. Come all’oratorio. Umberto, non sei stanco?

No, perché io mi sarei veramente fracassato le palle.

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