Piccoli consigli per scrittori inesperti #7/10

Il racconto si svolge necessariamente nel tempo (dal fatto che la pellicola cinematografica è costituita da fotogrammi, il nouveau romanha erroneamente dedotto che l’essenza del cinema è la fotografia. In ossequio a questo principio Claude Simon ha potuto impiegare una decina di pagine per descrivere un piccione sul davanzale della sua finestra… che ancora è lì e aspetta una mano pietosa che lo faccia volare via. Ma Brodkey ne impiegherà quaranta per farci assistere, estasiati, a una fellatio in Storie in modo quasi classico) e dunque chi scrive deve misurare attentamente la relazione tra il tempo della scrittura, il tempo narrato e il tempo della lettura: quasi mai i tre tempi coincidono. A volte sono necessarie più parole per descrivere un’azione, perché una descrizione più sintetica ha l’effetto di un movimento accelerato, ridicolo, anche se il significato è lo stesso. A volte il contrario. Se Pierino è a letto con Pierina e suona il cellulare, posso certamente scrivere: «Rispose immediatamente». Ma se voglio suggerire che rispondere è per lui faticoso o penoso in quel momento dovrò dire qualcosa come: «Guardò prima il cellulare che suonava sul comodino, poi allungò una mano, lo sentì vibrare e finalmente si decise a rispondere». Quello che non devo fare è scrivere: «Non aveva voglia di rispondere ma prese ugualmente la telefonata». Perché? Perché in questo modo ho tolto al lettore la rappresentazione, l’ho informato su un fatto, che è quello che l’arte non dovrebbe mai fare, perché molte altre forme espressive, compreso il linguaggio comune, lo fanno già meglio.

Bruno Nacci

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