Piccoli consigli per scrittori inesperti #10/10

A volte anche i mediocri scrittori o i dilettanti hanno un’idea fulminante, come quell’amico che voleva iniziare un romanzo così: «La bambina, grazie a dio, era morta». Incipit splendido, ma come andare avanti? Una frase può suggerire un romanzo, può trascinarlo con sé meglio di una teoria o di un farraginoso schema morale (voglio scrivere sulla incomunicabilità della società, sulla povertà, sul potere, sul sesso, sulla vita di un artista ecc.), ma è solo un mattone. La fatica di mettere uno sull’altro migliaia di mattoni, di controllare continuamente il filo a piombo, di preparare la malta, di segare le assi ecc., questo è il duro lavoro dello scrittore, e a volte viene da chiedersi: chi glielo fa fare? Il contenuto e la forma di un romanzo o di un racconto sono inclassificabili e imprevedibili, si va dall’azione pura di Un manoscritto trovato a Saragozza di Potocki, all’Uomo senza qualità di Musil. Ma tutti hanno in comune la costruzione. Niente dovrebbe appassionare uno scrittore più della costruzione, non la lingua (con buona pace dei linguisti, che come i becchini vengono a esequie avvenute e mettono la cassa sotto terra), non il bello scrivere, non la bravura, non la cultura, ma la semplice costruzione. Infatti il lettore si innamora dei personaggi, si appassiona a quello che accade, patisce, spera o soffre, attende con ansia la pagina successiva. Oppure smette alla prima pagina. La magia della scrittura narrativa è tutta qui. Il resto, come direbbe il generale Patton, sono balle.

Bruno Nacci

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