Se vent’anni fa...

Se vent’anni fa mi avessero detto che un giorno avrei guardato la bandiera dell’Italia con un piccolo, quasi impercettibile fremito di orgoglio, non ci avrei creduto. Non sono mai stato nazionalista, ho sempre creduto nel superamento dei confini geografici, politici, culturali, di quelle pesanti pareti dentro cui il nostro provincialismo ha prosperato, e continua a prosperare a tutto vantaggio di pochi speculatori. Ma ho da tempo fatto pace con le mie radici, e da tempo vivo una stancante condizione di amore per il paese in cui sono nato e cresciuto, misto a odio per una scatola di latta e cartone da cui non si riesce ad uscire (per incapacità, o forse per volontà). È per questo che non guardo più con ostilità quei tre pezzi di stoffa verticali colorati, ed è per questo che ho ancora una pallida speranza di poter vedere gli abitanti di questo paese capire, una volta per tutte, che elevare a monarca la rappresentazione simbolica di tutte le nostre peggiori inclinazioni soltanto per giustificare la nostra indolenza, significa distruggere la nostra stessa vita quotidiana. Svegliamoci, santiddio. Altrimenti fra altri 150 anni non solo non ci sarà più l’italia, ma ci saremo divorati il fegato l’un l’altro.

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