Nunvereggaecchiù

Arriva l’autunno, cadono le foglie e tornano i talk show. Che, nuovi o vecchi, fatti bene o fatti male, sono il vero elisir di lunga vita di B. e della banda larga al seguito, di destra di sinistra e di centro. Riecco le solite macchiette ripetere per l’ennesimo anno le solite cose. Secondo me B. è ricattato, secondo me no. Secondo me è un bugiardo, secondo me no. Secondo me è un delinquente, secondo me no. E il caso Penati allora? Io non l’ho interrotta, lei non m’interrompa. Lei è schierato. Se non mi fa parlare, mi alzo e me ne vado. Lei è fazioso. Noi abbiamo avuto i voti. La pesante eredità del passato. Non l’avete fatto lavorare. L’opposizione distruttiva. Ce l’hanno tutti con lui. Dov’eravate voi? Tutta colpa di Prodi. Ci ha rovinato l’euro. Ce lo chiede l’Europa. La crisi è globale. Basta fughe di notizie. Non siamo casta. La buona politica. Sediamoci tutti intorno a un tavolo. Le riforme condivise. Il passo indietro. I poteri forti. Il circuito mediatico-giudiziario. Un bell’applauso. Che palle, non se ne può più. Dopo 17 anni siamo ancora lì a sentire i servi del padrone che raccontano balle à gogo, spacciati per “giornalisti di destra” e seduti sullo stesso piano dei giornalisti veri che dicono le cose come stanno. La par condicio fra verità e menzogna. Prendiamo l’ultimo caso: il puttanaio messo in piedi da Tarantini per B. A fine settembre 2010, nella conferenza stampa alla Maddalena con Zapatero, B. comunica alla stampa di tutto il mondo che “questo Tarantini o Tarantino” lui manco lo conosce, tant’è che lo confonde col regista americano. Gianpi o Quentin per lui pari sono.
Ora, all’improvviso, spiega alla stampa e ai pm di avere strapagato Tarantini (il nome gli sovviene giusto) per “aiutare un amico in gravissime difficoltà economiche”, “un uomo disperato” con due “famiglie con bambini piccoli e madre a carico, che a causa dei magistrati è passato dal benessere alla miseria”: l’ex sconosciuto divenuto amico gli mandava “lettere accorate” minacciando “atti di autolesionismo”. È evidente a tutti che il premier ha mentito al mondo intero. Ergo chi sostiene che è sincero e non ha nulla da nascondere è un bugiardo e non può essere messo alla pari di chi dice il contrario, cioè la verità. Che B. fosse ricattato dal gatto Tarantini e dalla volpe Lavitola è un altro fatto: i due concordavano di “metterlo spalle al muro” e “alle corde” e gli spillavano centinaia di migliaia di euro. Perfino i suoi avvocati l’avevano vivamente sconsigliato di pagare, ma lui aveva pagato lo stesso. Dunque chi nega che fosse ricattato (col formidabile argomento che lui nega di esserlo stato) mente e non può essere messo alla pari di chi dice il contrario, cioè la verità. Che B. sia un puttaniere incallito è un altro fatto indiscutibile: riceveva a domicilio decine di mignotte che poi pagava con soldi suoi o con posti pubblici (cioè con soldi nostri) o faceva pagare da papponi di fiducia che poi ricompensava con soldi suoi o con appalti pubblici (cioè con soldi nostri). Il che esclude che i suoi festini fossero “cene eleganti” e, soprattutto, affari suoi coperti da privacy. Chi sostiene il contrario non è un giornalista di destra degno di essere ascoltato: è semplicemente un pallista che non merita alcuna considerazione. Proprio come Minzolingua, che riduce tutto a “gossip” e teorizza che le intercettazioni di B. “non c’entrano con le indagini” e non vanno diffuse perché “B. non è indagato” (in tutte le indagini di prostituzione, si intercettano papponi, mignotte e clienti). Ecco: il format del talk show serve a dare alle bugie la stessa dignità delle verità e a spacciare le une e le altre come effetti di una fantomatica guerra civile tra berlusconismo e antiberlusconismo. E i giornali “indipendenti”, anziché smontare il giochino, copiano il format con interviste e commenti contrapposti. Per loro l’indipendenza è non scegliere mai fra bugia e verità. Sono indipendenti dai fatti.

di Marco Travaglio

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