Bianco su nero

... Era raro che piangessi sui libri. Ragioni per piangere ne avevo a iosa anche senza il dolore fasullo dei libri. Un libro vero c'era, però. Quel libro non mentiva.
Pavka Korcagin cavalcava e maneggiava la sciabola come e quanto i moschettieri. Pavka Korcagin era un ragazzo forte e coraggioso. Combatteva per le idee, lui, se ne infischiava del denaro e degli onori. La budiinovka -misera copia in panno dell'elmo di un cavaliere -non poteva certo difenderlo da una vile pallottola. La sua sciabola affilata nulla poteva contro un Mauser. Lui lo sapeva, ma andava egualmente a combattere. E ci tornava, non una volta soltanto. Avventandosi sempre là dove la battaglia infuriava maggiormente. E vinceva, vinceva sempre. Con la sciabola e con la parola. Quando il corpo cedette, quando la sua mano non fu più in grado di reggere la lama, Pavka cambiò arma, e la penna valse quanto la baionetta. Lui ci riuscì. L'ultimo cavaliere all'arma bianca. L'ultimo vichingo del Ventesimo secolo.
Che cosa rimane a un uomo quando non gli resta quasi nulla? Come può giustificare la sua miseranda subesistenza di semicadavere? Perché vive? Non lo sapevo allora, e non lo so neanche oggi. Ma, come Pavka Korcagin, non voglio morire prima che arrivi la morte. Vivrò sino in fondo. E mi batterò. Battendo lentamente sui tasti del computer, una lettera dopo l'altra. Forgerò con cura la mia baionetta: il mio libro. So di avere diritto a un solo colpo, so che non ci sarà una seconda occasione. Mi impegno, ce la metto tutta. La baionetta va a colpo sicuro, lo so. La baionetta è perfetta, non ti tradisce.

Ruben Gallego - da "Bianco su nero" - Adelphi Edizioni, 2002

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