Senza trama e senza finale

... Basta essere più onesti: buttare se stessi a mare sempre e dovunque, non intrufolarsi nei protagonisti del proprio romanzo, rinnegare se stessi, non fosse che per mezz'ora. C' è un tuo racconto in cui, per tutta la durata del pranzo, due sposini non fanno che sbaciucchiarsi, pigolare, pestar l' acqua nel mortaio. Non una sola parola sensata, tutto un "giulebbe". Ora, tu non hai scritto per il lettore... hai scritto perché a te piacciono queste cicalate. Se tu avessi invece descritto il pranzo, come mangiavano, cosa mangiavano, com'era la cuoca, com'era volgare il tuo protagonista, soddisfatto della sua pigra felicità, com'era volgare la tua eroina, com'era ridicola nel suo amore per quel bestione sazio, rimpinzato, col tovagliolo legato al collo. A tutti fa piacere veder gente ben pasciuta, contenta, questo è vero, ma per descriverla non basta riferire quel che loro dicono e quante volte si baciano... Ci vuole qualcos'altro: rinunziare all'impressione personale che la felicità della luna di miele produce su ogni uomo non inasprito... Il soggettivismo è cosa tremenda. È un male per il solo fatto che lega mani e piedi al povero autore.
ad Aleksandr Cechov, Mosca, 20 febbraio 1883
Il pubblico di uno scrittore:

... Voi scrivete che bisogna lavorare non per la critica ma per il pubblico e che è ancora troppo presto per lagnarsi. È piacevole pensare che si lavora per il pubblico, ma come faccio a sapere che lavoro appunto per lui ? Per la meschinità del mio lavoro o per qualche altro motivo, io stesso non ricavo alcuna soddisfazione; quanto al pubblico (non è vero che l' abbia chiamato vile) esso è disonesto e ipocrita nei nostri confronti, non dice mai la verità e quindi non riesco a capire se gli sono necessario o no. È troppo presto per lamentarmi, ma non sarà mai troppo presto per chiedermi: "M'occupo di cose serie o di sciocchezze?" La critica tace, il pubblico mente, ma il mio sentimento mi dice che mi occupo di baggianate... Mi lagno forse? Non ricordo il tono della mia lettera; del resto, anche se è così, non mi lamento per me, ma per tutti i nostri confratelli che mi fanno una pena infinita.
ad Aleksej Suvorin Mosca, 26 dicembre 1888
La virtù della brevità:

... La mia anima è piena di pigrizia e del sentimento della libertà.
È il sangue che ribolle all'avvicinarsi della primavera.
E tuttavia sono al lavoro. Preparo il materiale per il mio terzo libro e cancello senza misericordia.
È strano, adesso ho la mania della brevità; qualunque cosa legga, mia o di altri, nulla mi sembra abbastanza breve.

Anton Cechov da "Senza trama e senza finale" Lettere di A. Cechov - Edizioni Minimum Fax, 2002

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