Tropico del Cancro

Non so come, la constatazione che non c’era più nulla da sperare ebbe su di me un effetto salutare. Per settimane e mesi, per anni , anzi per tutta la vita, io avevo atteso che qualcosa succedesse, un evento estrinseco che alterasse la mia vita, ed ora all’improvviso mi sentii sollevato, mi sentii come mi avessero tolto dalle spalle un grande peso. Mentre m’incamminavo verso Montparnasse decisi di lasciarmi andare alla corrente, di non fare la minima resistenza al destino, in qualsiasi forma si presentasse. Niente che m’era successo finora era bastato a distruggermi; nulla era andato distrutto, se non le mie illusioni. Io ero intatto. Il mondo era intatto. Domani poteva anche esserci la rivoluzione, l’epidemia,il terremoto; domani poteva non restare viva un’anima a cui volgersi per compassione, per aiuto,per fede. A me sembrava che la grande calamità si fosse già manifestata, che io non potevo esser più veramente solo che in quel preciso momento. Decisi che non mi sarei attaccato a nulla, che non avrei atteso nulla, che d’ora in poi avrei vissuto come un animale, una bestia da preda, un pirata, un predone. Bisogna intrufolarsi nella vita per mettere su carne. Il mondo deve diventare carne, l’anima ha sete. Su qualunque crosta mi si fermi l’occhio, io voglio piombarci sopra, e divorare. Se vivere e’ il meglio che ci sia, allora voglio vivere, a costo di diventare cannibale. Finora ho cercato di salvare la mia pellaccia preziosa, ho cercato di conservare i pochi pezzi di carne che mi nascondono le ossa. Ne ho abbastanza. Ho raggiunto i limiti della sopportazione. Son con la schiena al muro; non posso ritrarmi più indietro. Ho trovato Dio, ma è insufficiente: Io sono morto solo spiritualmente. Fisicamente sono vivo. Moralmente sono libero. Il mondo da cui mi sono staccato è un serraglio. Erompe l’alba su di un mondo nuovo, una giungla in cui gli spiriti magri vagano con artigli aguzzi. Se io sono una iena, sono una iena magra ed affamata: vado ad ingrassarmi.

Henry Miller

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