La cognizione del dolore

“...Le era parso che somigliasse stranamente a chi aveva occupato il fulgore breve del tempo: del consumato tempo. Ma sapeva bene che nessuno, nessuno mai, ritorna. Vagava nella casa: e talora dischiudeva le gelosie di una finestra, che il sole entrasse, nella grande stanza. Ma che cosa era il sole? Quale giorno portava? Sopra i latrati del buio. Ella ne conosceva le dimensioni e l’intrinseco, la distanza dalla terra, dai rimanenti pianeti tutti: e il loro andare e rivolvere; molte cose aveva imparato e insegnato: e i matemi e le quadrature di Keplero che perseguono nella vacuità degli spazi senza senso l’ellisse del nostro disperato dolore. Vagava nella casa, come cercando il sentiero misterioso che l’avrebbe condotta ad incontrare qualcuno: o forse una solitudine soltanto, priva d’ogni pietà e d’ogni immagine…”

Carlo Emilio Gadda

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