Perché internet cambierà tutto

Il rapporto Wired-Cotec sulla cultura dell’innovazione in Italia, è diventato un libretto fuori commercio distribuito alla Giornata Nazionale dell’Innovazione. La prima copia è stata consegnata al presidente Napolitano. I dati fondamentali erano su Wired 4. Questa la prefazione.
E’ l’alba di un nuovo mondo, di una nuova Italia. Se alziamo lo sguardo possiamo già scorgerne i confini. E i futuri leader. Hanno meno di 24 anni, sono uno diverso dall’altro, hanno paure e speranze spesso contraddittorie.
Vorrebbero cambiare tutto ma si muovono con una prudenza che è già diffidenza; sono affascinati dal progresso ma pretendono di soppesare prima attentamente i rischi delle nuove tecnologie, senza deleghe in bianco a nessuno, nemmeno agli scienziati. Vorrebbero che a decidere fossero piuttosto ciascuno di loro e tutti assieme. I cittadini: questa è democrazia diretta.
Sono divisi su tanti temi come nucleare, Ogm, nanotecnologie, cellule staminali. Magari non ne sanno ancora abbastanza, l’informazione tradizionale non li soddisfa, anzi. Ma una cosa li unisce e li rende diversi. Quella cosa è internet. La passione per la Rete.
In nessuna altra generazione questo sentimento è così forte, così netto. Se gli chiedete a cosa non potrebbero mai rinunciare per una settimana loro, gli under 24, non avrebbero dubbi. E scarterebbero la televisione, il cinema, la musica, i libri, i giornali e lo sport. Praticamente tutto, ma la rete no. A loro basta essere connessi. Dai 25 anni in su, nessun altro lo fa in Italia. Nessuno. E’ il mondo che conosciamo alla rovescia. Non è una distinzione. E’ una rivoluzione culturale.
Per i più giovani internet non è solo mandare una mail o pagare una bolletta. E’ molto più di condividere dei byte. Quei files che cercano e si scambiano ogni giorno sono idee, passioni, progetti. Cose da fare assieme, per divertirsi certo ma anche per vivere un giorno in un mondo migliore. Perché la rete non è un passatempo per adolescenti ma la più grande piattaforma tecnologica che l’umanità abbia mai avuto, un posto dove collaborare anche con persone lontanissime per sognare imprese che da soli sarebbero impossibili. E dove le vecchie leggi che hanno regolato la nostra economia e remunerato la creatività non esistono più. Infatti in questo nuovo mondo i contenuti dovrebbero circolare gratuitamente perché quando aumentano la cultura e la conoscenza ci guadagnano tutti.
I nativi digitali magari queste non lo sanno ancora, ma le hanno già intuite, se le portano dentro come valori. Sfogliando i dati del primo rapporto Wired Cotec sulla cultura dell’innovazione fra gli italiani, il dato più forte è proprio questo: il digital divide in Italia non è più o non è solo un fatto infrastrutturale, di banda larga e vecchie reti telefoniche da aggiornare. E’ un fatto generazionale, fra chi ha capito le potenzialità della Rete e chi no.
Ne sentiremo parlare di questa generazione. Cambierà il nostro futuro. In meglio.

Riccardo Luna

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