Un Weekend Postmoderno

Scrivete non di ogni cosa che volete, ma di quello che fate. Astenetevi dai giudizi sul mondo in generale (ci sono già i filosofi, i politologi, gli scienziati ecc.), piuttosto raccontate storie che si possano oralmente riassumere in cinque minuti. Raccontate i vostri viaggi, le persone che avete incontrato all’estero, descrivete di chi vi siete innamorati, immaginatevi un lieto fine o una conclusione tragica, non fate piagnistei sulla vostra condizione e la famiglia e la scuola e i professori, ma provatevi a farli diventare dei personaggi e, quindi, a farli esprimere con dialoghi, tic, modi di dire. […] Raccontate di voi, dei vostri amici, delle vostre stanze, degli zaini, dell’università, delle aule scolastiche. Ricordate che quando vi mettete a scrivere, state facendo i conti con un linguaggio fluido e magmatico che dovrete adattare alla vostra storia senza incorrere nello stile caramelloso della pubblicità o in quello patetico del fumettone. Il modo più semplice è scrivere come si parla (e questo è già in sé un fatto nuovo, poiché la lingua cambia continuamente), ma non è il più facile. Non abbiate paura di buttare via. Riscrivete ogni pagina, finché siete soddisfatti. Vi accorgerete che ogni parola può essere sostituita con un’altra. Allora, scegliendo, lavorando, riscrivendo, tagliando, sarete già in pieno romanzo.

Pier Vittorio Tondelli

Commenti

  1. Molto bello e, credo, molto vero. Peccato che scrivere di sé pretenda molto coraggio. E il linguaggio complesso è il primo rifugio delle proprie paure.

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