La signora canta il blues

All’infuori dei dischi ascoltati da bambina, di Bessie Smith e di Louis Armstrong, non credo che nessuno abbia veramente influenzato il mio modo di cantare, ne’ allora ne’ adesso. So che avrei desiderato avere la qualità di voce di Bessie e il sentimento di Pops. La gente mi chiede sempre qual è il mio stile, da cosa è derivato, e tutte quelle solite domande lì, ma io non so mai cosa dire. Quando ti capita una melodia con dentro qualche cosa non c’è affatto bisogno di seguir tanti stili, lo senti e basta, e mentre tu la canti anche gli altri sentono qualcosa. Con me non serve star tanto lì a rimuginare, a far prove su prove e arrangiamenti: se una canzone mi tocca da vicino, di lavoro non c’è mai bisogno. Vi sono poi altre cose che danno una grande emozione, ma che però non sopporto di cantare. Ma questa è un’altra faccenda.
Se dovessi cantare Cagnolino alla finestra per esempio, quello sì che sarebbe un lavoro. Ma cantare motivi sul tipo di The man I love o di Porgy, per me non è più faticoso di quanto sia faticoso starmene seduta a un tavolo a mangiare l’oca arrosto alla cinese, e poche cose mi piacciono come l’oca arrosto. Queste canzoni io le ho vissute subito, e quando canto ogni volta le rivivo come la prima volta, e le amo.

Billie Holiday

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