La danza della realtà

Un amico mi invitò a trascorrere qualche giorno di vacanza in un paesino del sud della Francia. Di fronte alla sua casa c’era quella di André Breton. Burlandosi della mia timidezza, decise di trascinarmi a casa del poeta. Fummo accolti dalla moglie la quale ci disse che non sapeva dove fosse André, ma non avrebbe tardato e potevamo aspettarlo. Tremavo come una foglia. Vedere nell’intimità della sua casa il mitologico inventore del Surrealismo suscitava in me un’eccitazione nervosa, un misto di panico ed euforia. Dopo una decina di minuti venni colto dall’irresistibile stimolo di orinare. Mi avventurai sulle scale alla ricerca del bagno. Arrivato al primo pianerottolo trovai sulla sinistra una porticina di legno. L’urgenza dello stimolo mi spinse ad aprire la porta di colpo. Mi trovai di fronte al maestro, seduto sulla tazza, i pantaloni arrotolati fino alle caviglie, che stava defecando. Breton, con la faccia stravolta, paonazzo, lanciò un ululato tremendo come se lo stessero sgozzando. Un grido che dovette sentirsi non solo in tutta la casa ma anche nei dintorni, perché diversi cani si misero a latrare. Richiusi la porta e mi precipitai giù per le scale per correre in stazione e prendere il primo autobus diretto a Parigi. La scena era durata qualche secondo, eppure avevo commesso il sacrilegio di veder cagare il sublime poeta. Mi avrebbe perdonato un giorno? Nel dubbio, decisi di emigrare in Messico.

Alejandro Jodorowsky

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