La poesia riscalda #2/2

Sono due giorni che Mara non pronuncia ad alta voce una parola, ora vorrebbe dire qualcosa ma non le viene niente, forse non c'è bisogno di dire niente. Si asciuga gli occhi che l'aria fredda continua a farle lacrimare e sorride. Il cane si è alzato sulle zampe e si avvicina con un lieve guaito per darle il benvenuto. Mara si inginocchia e lo abbraccia a lungo. Ecco, più che le parole fa bene il calore che emana dal pelo folto e soffice dell'animale. Tutto vive in questo presente, nell'attimo in cui ogni sensazione è percepita come giusta e degna di essere vissuta, ogni gesto acquista un senso e si ricompone nel tranquillo fluire del sangue che ristabilisce l'equilibrio dei liquidi, dei muscoli, delle ossa. La pesante rigidità del corpo si spezza come la corteccia di un vecchio albero e lascia il posto a un movimento elastico e leggero che è una danza in sintonia col cuore e la calma dei pensieri.
La vecchia si mette in cammino di buon passo lungo un viottolo stretto che lascia la radura e s'inoltra nella foresta di abeti giganteschi che il sole sfiora sulle cime. Ha con sé un cestino e di tanto in tanto si ferma a cogliere un rametto di erba, una foglia, delle bacche. Non conosco i nomi delle cose che vedo, né delle erbe, dei fiori, degli animali che vivono in questo bosco, a che serve leggere tanti libri e ignorare i vocaboli che danno nome alla vita e alla bellezza di queste montagne. La sostanza di cui mi nutro è fatta di parole vane, morte, ostili che hanno soffocato la mia vera natura imprigionandomi in una corazza che non mi appartiene. Troppo tempo ho sprecato nel dare importanza a cose che non la meritavano e a sforzarmi di diventare quel che non sono.
All'uscita dal bosco appare il lago con le sue verdi acque appena increspate dalla brezza dove si rispecchia la cima della Montagna del Mago che torreggia in lontananza ancora coperta di neve. La baita in pietra addossata sul pendio erboso inondata dal sole col fumo che esce dal camino è la stessa del sogno. Vicino alla casa scorre un ruscello che lambisce le rive tappezzate di fiori gialli e più lontano rocce e foreste che racchiudono la conca in un mirabile scrigno.
In casa l'accoglie il tepore di una grande stufa accesa al centro della cucina in penombra. Le fiamme guizzano attraverso il vetro come un cuore che pulsa e dà vita a tutto l'edificio. La stanza profuma di legna, di erbe aromatiche e lavanda disposte a mazzi dentro piccoli cestini sparsi sul tavolo e sulle mensole. L'ambiente, rustico e sobrio, distilla una sensazione di quiete e benessere che scioglie ogni resistenza.
Mara deposita lo zaino sul pavimento e quasi si accascia esausta su una panca.
Comincia a slegare le stringhe degli scarponi e rimane immobile a fissare un nodo scuro intrappolato in un'asse del tavolato. È un momento di vuoto sospeso tra un principio e una fine, il punto centrale tra due esistenze che si incontrano e poi si separano, come una foglia d'autunno che sta per staccarsi dall'albero mossa dal vento. Da una parte il blocco granitico di quello che è stato finora, dall'altro una nebbia inconsistente che fluttua nell'aria di ciò che sarà.
La vecchia le porge un abito bianco di lana morbida, indossalo, dice, vieni vicino alla stufa. Mara sente le vecchie mani che si posano sulle sue spalle curve e indolenzite scendono fino ai polsi con un movimento rapido e brusco portando via miracolosamente le contrazioni del collo, le rigidità della schiena che l'hanno tormentata per tutto il cammino. Perché, vorrebbe chiedere, ma tace, si fida, sente che può fidarsi di questa vecchia così somigliante alla nonna Margherita che allevava le mucche vendeva il latte e conosceva bene la vita.
Infila l'abito di lana soffice e caldo ha la sensazione di respirare meglio, più a fondo, il torace si apre l'aria scende fino ai piedi e poi risale alle cavità della testa le riempie per uscire in un fiato silenzioso, sente di espandersi di allargarsi di diventare più ampia più dritta più viva.
Non si rifiuta di seguire la vecchia quando le dice andiamo al lago vieni qui sta vivendo qualcosa di prodigioso non si accorge nemmeno di essere scalza e camminare sul tappeto d'erba umida fuori nel sole.
Sulla riva c'è una piccola barca e un remo sali e raggiungi lo scoglio in mezzo all'acqua non aver paura. Mara trema un po' si fida della vecchia fa quello che lei le dice di fare sente che è la sua stessa volontà che lo desidera che la spinge a sollevarsi sulla barchetta vuole arrivare allo scoglio in mezzo al lago rema con abilità sulla superficie calma e verde qualche nuvola bianca l'accompagna nel viaggio il sole splende le montagne vigilano il cane è sulla riva che la guarda mentre si allontana. L'acqua trasparente lascia intravedere nella sua profondità una traccia chiara una forma che giace distesa sul fondo sembra una bambina con gli occhi aperti c'è una bambina nell'acqua grida verso la vecchia e il grido è come il pigolio di un uccellino che si perde in quello spazio immenso. Tuffati e riportala su risponde la donna. Immergermi in queste acque fredde profonde non posso che cosa troverò laggiù che cosa mi capiterà. Gli occhi spalancati della bambina la guardano fiduciosi aspettano di rivedere il sole aspettano le sue braccia calde per riposare. Mara si tuffa, l'impatto col freddo è attutito dall'abito che sembra impermeabile nuota con destrezza si fa largo con lunghe bracciate nell'acqua pesante raggiunge il fondo afferra la bambina che non è una bambina ma una bambola di gomma vestita di azzurro, è la sua prima bambola, Bella si chiamava, la prima bambola che aveva ricevuto in regalo quando aveva quattro anni. Risale sulla barca col suo trofeo felice di aver recuperato Bella, sì valeva la pena gettarsi nell'acqua gelida per ritrovare un tesoro così grande, un ricordo così prezioso.
Ricomincia da questa piccola bambina dice la vecchia prendi il tempo che ti serve, non buttare via niente, nemmeno il passato. Difendi la tua arte e la tua vita, lasciale crescere, proteggile.
Nella baita il tempo scorre lentamente. Il sole lascia il posto alle nuvole e alla pioggia. Ci sono giorni che le acque del lago sono increspate dal vento ghiacciato che scende dalle montagne, le rocce diventano grigie e viola. Il freddo si avvicina.
La poesia riscalda.

Filo (fine)

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