Ventitreesimo frammento

Si era all’ombra dei salici, o forse erano eucalipti, e passeggiavamo mano nella mano che nell’aria pareva ci fosse tutta una musica, anche se eravamo in silenzio fino a quando tu non pensasti alle onde che si frangevano sulla scogliera e scendemmo verso il mare per baciarci al vento coi piedi immersi nell’acqua e i gabbiani a svolazzare intorno come colombi in amore: ci seguivano ciondolanti e giocondi tra i negozi del centro storico, le bancarelle, l’ultimo piano della torre e le pareti della nostra casa dove tornammo soli e teneramente avvinghiati: io sul davanzale, tu accoccolata accanto a me con la testa tra le mie cosce e i tuoi capelli tra le mie mani: mi facevi un pompino e io sollevavo il ventre dal marmo freddo sull’onda dei movimenti delle tue labbra sapienti: balzando come un gatto ero sceso dalla finestra e ti stavo prendendo da dietro: da un momento all’altro, come una mannaia caduta dal cielo, mi rintronò la maledetta sveglia: e mi svegliai:

intorno a noi bruciavano gli zingari ed era venerdì

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