Se...

Se non ho altra voce per doppiare
in echi d’altri suoni il mio silenzio,
parlerò, parlerò, fino a scovare
la parola celata che mi esterni.
E la dirò, contratto, tra sterzate
di freccia che avvelena anche se stessa,
o alto mare ostruito di vascelli
dove il braccio annegato ci fa cenno.
E spingerò in fondo una radice
se la pietra perfetta la via sbarra
e lancerò in alto quanto dice
che è più albero il tronco che è più solo.
E lei dirà, parola ora coperta,
tutti i detti del vivere consueto:
quest’ora che conforta e che sconforta,
il non vedere, il non avere, il quasi essere.

Josè Saramago

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