Consiglio ai nuovi scrittori

Se dovessi dare un consiglio ai nuovi scrittori, se dovessi dare un consiglio sincero ai nuovi scrittori, dopo aver visto il teatro dell’assurdo, il quasi assurdo, il teatro delle idee, il teatro di non importa che cosa, darei il consiglio che segue:
Non raccontatemi delle barzellette insensate.
Riderò del vostro rifiuto di permettermi di ridere.
Non datemi tensione verso le lacrime e non permettetmi di lamentarmi.
Me ne andrò a cercare dei muri del pianto migliori.
Non chiudete il mio pugno e nascondetemi il bersaglio.
Potrei picchiare voi, allora.
E soprattutto, non cercate di disgustarmi, senza mostrarmi dove andare a vomitare.
Perché, capitemi, vi prego, se mi avvelenate, starò male. Mi sembra che i molti che scrivono dei film malati, dei racconti malati, delle pièces malate, hanno dimenticato che il veleno può distruggere anche il cervello oltre che la carne. La maggior parte delle bottiglie di veleno hanno ricette emetiche stampate sulle etichette. Attraverso la trascuratezza, l’ignoranza o l’incapacità i novelli Borgia dell’intelletto ci imbottiscono di polpette avvelenate e ci impediscono le convulsioni che ci farebbero star meglio. Hanno dimenticato, se qualcuno di loro l’ha mai saputa, l’antica verità che solo andando fino in fondo nella malattia si può recuperare la salute. Anche le bestie sanno quando è giusto e sano vomitare. Insegnatemi a star male, allora, al momento giusto e al posto giusto, in modo da poter camminare nei campi e come cani saggi e felici saperne abbastanza per masticare erba dolce.

R. Bradbury, Lo zen nell’arte della scrittura. Libera il genio creativo che è in te, Roma 2000, pp. 106-107

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