Piacere mi chiamano Frappa

Da cinque anni non dormo mai più di cinque ore a notte. Prendessi tanti pesci quanti ne vuole il detto, ora avrei una pescheria e non sarei disoccupato. Ho provato di tutto per addormentarmi. La fase camomilla, passiflora e melatonina l’ho saltata a piè pari. Sono partito direttamente dal Rohypnol, anche se poi l’ho sospeso subito. All’inizio non riuscivo a capire quelle foto su facebook che ritraevano i miei amici in accappatoio e casco integrale, entrambi sorridenti accanto a due grosse chiappe. Una grossa chiappa per uno. Facce da culo che si improvvisavano astronauti, intenti nella conquista dell’orrenda luna pelosa. Al quarto risveglio con una bandierina americana in der posto ho deciso di cambiare psicofarmaco. E ne ho cambiati veramente tanti da allora: Darkene, Minias, Rivotril, Diazepam, Xanax e ovviamente il Valium. Poi sette mesi fa ho cominciato, poco per volta, a leggere Va Dove Ti Porta Il Cuore di Susanna Tamaro. Lo sconsiglio, provoca allucinazioni, stati d’ansia e panico. Però funziona. Più che addormentarmi diciamo che simulo uno stato comatoso. Mi immedesimo nella nonna che non muore mai. A certa gente bisognerebbe tagliare la testa da bambini, allora sì che ne rimarrebbe solo uno. Un vecchio, uno solo, fidatevi, può sempre servire. Tipo Grande Puffo, che alla fine s’accolla un po’ i cazzi di tutti. E allora leggo di questa vecchia che da giovane si sposa con tale Augusto, solo che questo si dimostra poco interessato alla questione matrimonio e preferisce dedicarsi alla sua passione per gli insetti. Sono sempre più convinto che ogni grande scrittore nasca da una grande umiliazione. Non è comunque il caso di Susanna Tamaro.

diecimila me

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