Ferite

Ci feriamo continuamente. Passiamo la vita a metterci vestiti nuovi e a coprire i veri motivi delle nostre azioni. Ci incontriamo a cuor leggero, beviamo vino rosé, e poi ci causiamo dolore a vicenda. E sì che non vorremmo mica! Quello che vorremmo, quello che uno vorrebbe davvero, è stendere le mani - come in una danza, in trance, stendere le mani e basta - e toccare tutte le persone e dirgli: Mi dispiace. Ti voglio bene. Grazie per avermi scritto. Grazie per essermi venuto a trovare. Grazie. Ti voglio bene. Ma non possiamo. Non possiamo. Sulla piccola scialuppa di salvataggio di Mark c’entrava solo un’altra persona. Una sola! E così, frustrati, infliggiamo dolore. È questo che facciamo. Non è che ci teniamo compagnia. Non è che ci scambiamo messaggini teneri. O meglio, quando facciamo certe cose, le facciamo solo per rimandare il momento in cui spingeremo via quella persona e continueremo a remare sulla nostra minuscola scialuppa, da soli.

Keith Gessen, Tutti gli intellettuali giovani e tristi (trad. Martina Testa, Einaudi 2009)

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