Il Tensore di Torperterra

Guardare il mare, normalmente, è un metodo abbastanza sicuro per non farsi rompere i coglioni. Se stai guardando il mare in silenzio, la gente tende infatti a pensare che tu stia elaborando chissà quali profonde verità o fondamentali domande sulla vita. O, comunque, roba a tema abbastanza universale; pure se pensi a che salsa abbinare al petto di pollo o quanto sarebbe opportuno - a questo punto della vita - possedere un set ben assortito di brugole.
Con questa speranza, Doc e Nadiacomaneci se ne stavano culo a monte fermi sulla battigia, durante il tardo pomeriggio di una giornata serena, in quel limbo che è un autunno in cui la luce è estiva ma che ancora oppone resistenza di stagione e non ha ceduto al freddo.
Questa cosa di non farsi rompere i coglioni era particolarmente sentita da Doc, riccio e sui quaranta, e meno da Nadiacomaneci, di pelo grigio e sui cinque anni, in un paesetto dove per chiedere Chi sei? si usava una forma dialettale che, tradotta letteralmente, suonava Di chi sei [figlio] tu?

Incipit (Emanuele Vannini, Il Tensore di Torperterra)

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