La Folie Baudelaire

«La grande poesia è essenzialmente bête, crede, ed è questo che ne fa la gloria e la forza»: Baudelaire, 1846. «I capolavori sono bêtes. - Hanno l’aria tranquilla come le produzioni stesse della natura, come i grandi animali e le montagne»: Flaubert, 1852. A distanza di sei anni, l’uno in una recensione, l’altro in una lettera, e ovviamente ignorandosi, i due aedi della bêtise scrivono frasi affini, che aggiungono alla parola una dimensione ulteriore. Non si tratta allora di pura «stupidità», come le altre lingue sono costrette a tradurre bêtise. Ma di qualcosa in cui permane un oscuro fondo animale, come se, giunta al suo apice, l’arte ritrovasse qualcosa del bello di natura, però velato da una pellicola opaca, impenetrabile, refrattaria a rendere conto all’intelligenza.

Roberto Calasso

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