Lettera a mia figlia sugli uomini

Gli uomini, ti dicevo.
Amali, ma senza farti troppo male.
Amali, senza mai mancarti di rispetto.
Sono tremendamente imperfetti, credimi, a volte sono rozzi, spesso non trovano le parole, anzi stanno semplicemente troppo zitti, quando tu avverti il desiderio di essere inondata di verbi, sostantivi e aggettivi o vorresti che usassero l’infallibile intelligenza del cuore piuttosto che la labile ragionevolezza della mente.
Amali perché sono fragili, anche quando esibiscono muscoli da palestra, comprendi, senza tradire te stessa, la loro frugalità d’animo: è solo timidezza, a volte, e maschera implacabili menti matematiche che non apprezzano la bellezza del caos.
Prova a giustificarli se non riescono a essere ragionevolmente indipendenti come siamo noi.
Il loro cruccio è che non sanno maneggiare i sentimenti, e perdonali se pronunciano raramente l’invocato “ti amo”:
non hanno letto abbastanza poesie.
Sii sempre loro amica e te ne saranno grati.
Sorridi, tollerante, quando ti accorgi che mentono sapendo di mentire: l’ironia delle donne è un’arma della quale non conoscono la sottile arguzia, l’alleanza femminile li sconcerta, la generosità li meraviglia.
Regala loro dei romanzi: nella buona letteratura sono racchiuse le migliori risposte.
Spiega loro il coraggio e la lealtà, la potenza di un abbraccio e il languore di una carezza fra i capelli.
Infine sposali, se sanno cucinare e solo quando avranno imparato ad asciugare quella lacrima sul ciglio dei tuoi occhi fieri.

Paola Calvetti

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