Una vita

Aveva tutte le manie dei solitari. La minima cosa fuori posto, un po’ più qua o un po’ più là, la irritava. Spesso Rosalia la obbligava a camminare e la portava là sulla strada, ma non eran passati venti minuti che Giovanna dichiarava di non poterne più e si sedeva sull’orlo d’un fosso. Impigriva, non avrebbe voluto più muoversi, non le piaceva che il letto. Una sola abitudine le era rimasta fin dall’infanzia, ed era d’alzarsi di colpo dopo aver bevuto il suo caro caffellatte. Come allora, ella teneva esageratamente al suo caffellatte, e ne avrebbe sentito la mancanza più di non si sa che. Attendeva ogni mattina Rosalia con un’impazienza quasi un po’ sensuale, attendeva che Rosalia posasse la tazza sul comodino, per mettersi a sedere sul letto e la vuotava subito subito con la golosità di una bambina. Poi buttava indietro le coperte e cominciava a vestirsi.

Guy De Maupassant, Una vita (traduzione di Marino Moretti)

Commenti

Etichette

Mostra di più