Giulio Einaudi

«Ha mai visto la prima raccolta di poesia di Saba? Guardi, gliela mostro. E adesso prenda in mano la prima edizione di Dublino di Joyce, la tocchi, la accarezzi. Questi sono grandi libri»: era l’agosto del 1996 e nella sua casa romana, dopo l’ennesima intervista, Giulio Einaudi rinunciò a quel suo modo di fare cortese e distaccato e, per qualche secondo, rivelò la sua grande passione. Era un bibliofilo vero e quando maneggiava un libro i suoi occhi azzurri luccicavano. Mi raccontò: «Spesso vado in giro per librerie antiquarie. Preferisco farlo da solo, non mi piace essere accompagnato. Recupero così alcuni volumi scomparsi, delle vere e proprie “chicche”. Qualche volta mi capita di ricomprare anche dei ”pezzi” dell’Einaudi. M’è successo di ritrovare libri della nostra più bella collana “I Gettoni”. Mi diverto molto a fare questi tour di archeologia editoriale.»

Gabriella Mecucci ricorda Giulio Einaudi (L’Unità, 1999)

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