La lettera scarlatta

Madre e figlia giunsero così senza altre avventure spiacevoli alla casa del governatore Bellingham, una grande casa di legno sul tipo di quelle che è possibile vedere ancora oggi nelle viuzze deserte delle città; macchiate di musco, a metà diroccate e con il malinconico aspetto delle abitazioni dove si sono svolte innumerevoli vicende di vita e di morte.
Ma allora quella casa aveva la freschezza delle costruzioni recenti e un aspetto molto gaio, soprattutto per l’uso ancora invalso di mescolare allo stucco frantumi di vetro di varie fogge e colori, i quali, toccati dal sole, risfavillavano e facevano sembrare i muri coperti di diamanti. Un simile splendore per altro sarebbe stato più conveniente al palazzo di Aladino che non alla casa dell’uomo di stato puritano. L’edificio era decorato infine da strane figure di apparenza cabalistica impresse nello stucco secondo il gusto dell’epoca.
Da tutto quel luccichio Pearl era così abbagliata che tendeva le mani verso quel miraggio di luce di sole e lo chiedeva alla madre per sé: per i suoi giuochi.
«No, Pearl» le rispose sua madre «devi procurartela da te, la tua parte di luce e di sole. Io non ne ho, da dartene…»

Nathaniel Hawthorne

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