L’uomo senza qualità

Walter seguitò con voce smorzata: — Hai ragione quando dici che oggi più nulla è serio, ragionevole o anche soltanto trasparente; ma perché non vuoi capire che la colpa è proprio del razionalismo dilagante, che appesta ogni cosa? In tutti i cervelli s’è annidata la smania di diventare sempre più razionali, di specializzare sempre più la vita, e in pari tempo l’impossibilità di raffigurarsi che cosa sarà di noi quando giungeremo a conoscere, suddividere, tipizzare, meccanizzare e regolare tutto. Così non si può andare avanti.
— Mio Dio, — rispose Ulrich indolentemente, — il cristiano dell’epoca monastica doveva essere credente, sebbene non potesse figurarsi che un paradiso con nuvole e arpe, piuttosto noioso; e noi abbiamo paura del paradiso della ragione che ci ricorda i banchi allineati, i regoli e le orribili figure di gesso degli anni di scuola.
— Io ho il presentimento che tutto ciò avrà per conseguenza un’orgia sfrenata della fantasia, — soggiunse Walter soprappensiero. C’era in quella frase una piccola viltà e una piccola astuzia. Egli pensava alla misteriosa irragionevolezza di Clarisse, e mentre parlava della ragione che sbocca in eccessi pensava a Ulrich. Gli altri due non se ne resero conto, e questo gli procurò il dolore e il trionfo dell’incompreso. Avrebbe dato qualunque cosa per pregare Ulrich di non mettere più piede in casa sua, se questo fosse stato possibile senza provocare la ribellione di Clarisse.
Così i due uomini guardarono Clarisse in silenzio.
Clarisse si accorse improvvisamente che non discutevano più, si sfregò gli occhi e ammiccò con affetto a Ulrich e Walter che inondati di luce gialla sedevano davanti alla finestra inazzurrata dal crepuscolo come in un armadio di vetro.

Robert Musil

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