Nadja

Resta qualche tempo in silenzio, credo abbia le lacrime agli occhi. Poi, tutto a un tratto, mettendosi davanti a me, fermandomi quasi, con quella maniera straordinaria che ha di chiamarmi, come chi chiamerebbe qualcuno da una sala all’altra di un castello vuoto: «André? André?… Scriverai un romanzo su di me. Te lo assicuro. Non dire di no. Sta’ attento: tutto sbiadisce, tutto scompare. Di noi bisogna che qualche cosa resti… Ma non fa nulla: prenderai un altro nome: quale nome, vuoi che te lo dica, è molto importante. Bisogna che sia un po’ il nome del fuoco, perché è sempre il fuoco che torna quando si tratta di te. Anche la mano, ma è meno essenziale del fuoco. Quello che vedo è una fiamma che parte dal polso, così (col gesto di far sparire una carta), e fa che immediatamente la mano bruci, e che sparisca in un batter d’occhio. Troverai uno pseudonimo, latino o arabo. Prometti. È necessario.

André Breton

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