Scrivere lettere è sempre pericoloso

L’estate è stata una girandola sensazionale, come fare l’università in un anno a furia di pillole che poi la notte non ti fanno dormire. Siamo stati in tutti i posti di cui ti ho scritto, tranne Venezia e Vienna. È più forte di me, devo trascrivere i nomi: Napoli, Barri, Lecci, Brindisi, Atene, Istanbul, Bursa, Smirne, Atene, Delfi, Corinto, il Sunnium, Napoli, Genova, Parigi, Versailles, Chartres, Mont Saint Michel, la regione della Loira, Fontainbleau, la regione basca, Lourdes, Pau, Bruxelles, Anversa, l’Aia, Harleem, Amsterdam… Oh, e Londra, e Eton. E poi ho letto dosi massicce di poesia italiana, tedesca, francese e latina, storia greca, francese e turca, e libri d’arte, e la testa mi gira come se contenesse le diapositive del mondo. Sono convinto che nessuno di noi potrà mai sopravvivere fino ai quaranta, tranne come eremita, se non diventando una lagna; cosa che richiede un certo impegno. Non puoi essere una lagna felice senza parlare, senza avere un argomento che ammorberà chiunque di qualunque età e in ogni circostanza, un argomento stereotipato, che non richieda nessun pensiero spontaneo, eppure sia abbastanza universale da fare breccia ovunque e rappresentare un passepartout nella conversazione. Da questa estate sono sulla buona strada.

Robert Lowell a Elizabeth Bishop (da Scrivere lettere è sempre pericoloso, 6 novembre 1951)

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