Guastafeste

Qui, come in tutto quello che scrivo, il mio compito (uno dei tanti) è quello del guastafeste: perché la realtà possa fare il suo ingresso bisogna che l’orchestra taccia e le coppie si separino. Solo a quel punto si scopre che il gioco non è la realtà, ma solo un gioco. Devo introdurre nel vostro ballo persone non invitate, collegarvi tra voi in modo diverso, portarvi a una nuova definizione di voi stessi: insomma, guastarvi la danza.
È possibile, anzi certo, che la mia letteratura sia addirittura più estrema e più folle di me. Non credo che ciò dipenda da una mancanza di controllo, ma dall’aver portato alle estreme conseguenze formali certe magie che lì, nei miei libri, si ingigantiscono, ma che dentro di me rimangono quello che sono, ossia un’impercettibile deviazione, una lieve “distorsione” della fantasia. Ecco perché, nelle mie opere, non sono mai riuscito né mai riuscirò a descrivere un amore normale e un fascino normale; ecco perché in me questo tipo di fascino e di amore sono come strangolati, soffocati e sepolti; ecco perché in questo campo slitto sempre dalla normalità al demoniaco (ma in un demoniaco decisamente grottesco!). Il mio scopo nel mostrarvi questi pericolosi contatti tra magie scabrose e nel portare alla luce compromettenti lirismi è quello di farvi deragliare: è un masso che depongo sui binari del vostro treno. Voglio tirarvi fuori dal sistema nel quale vi trovate, affinché possiate nuovamente sperimentare la gioventù e la bellezza, ma in modo diverso…

Witold Gombrowicz, Diario 1953-1958

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