L’uomo senza qualità

- Ma è semplicissimo, - rispose lei senza mutare atteggiamento. - A furia di pensare m’è venuta un’idea: ascolta! - Ora si raddrizzò e ridivenne improvvisamente vivace. - Non hai detto tu stesso, una volta, che la condizione in cui viviamo ha delle crepe da cui, per così dire, trapela uno stato di cose impossibile? Non rispondere; so già tutto. Ciascuno, naturalmente, vuole avere una vita ben ordinata, ma nessuno ce l’ha! Io faccio musica oppure dipingo: ma è come mettere un paravento davanti a un buco nel muro. Tu e Walter inoltre avete delle idee, io ne capisco poco, ma anche lì c’è qualcosa che non va, e tu hai detto che per pigrizia o per abitudine quel buco non si guarda, oppure ci si distrae con brutte cose. Be’, il resto è semplice: proprio attraverso quel buco bisogna uscire! E io ne sono capace! In certi giorni posso benissimo scivolar fuori di me stessa. E allora, come dire?, si sta come sbucciati in mezzo alle cose, le quali hanno perduto anch’esse la loro sudicia scorza. Oppure si è uniti dall’aria a tutte le cose che esistono, come fratelli siamesi. È una condizione veramente meravigliosa; tutto diventa musica, ritmo, calore, e io allora non sono la cittadina Clarisse, come dice la scheda anagrafica, sono invece una scheggia luminosa penetrata da una immane felicità. Ma lo sai anche tu! Perché questo volevi dire quando affermasti che la realtà ha in sé una condizione impossibile e che non si possono dirigere le proprie esperienze verso se stessi né considerarle personali e reali, ma bisogna volgerle verso l’esterno, come cantate o dipinte, e così via! potrei ripetere tutto, parola per parola! - Quell’«e così via» ricorreva come una rima libera, mentre Clarisse continuava a parlare precipitosamente, e quasi ogni volta concludeva: - E tu ne avresti la forza, ma non vuoi; non so perché non vuoi, ma io ti scrollo!

Robert Musil

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