I diamanti sono per sempre

Le poche cose che mi sono rimaste impresse riguardo alle abitudini di Ian Fleming, il celebre autore dell’ancora più celebre agente segreto 007 James Bond, sono la scrittura di mattina, dopo una bella colazione con uova strapazzate, pancetta e caffè, una tonificante nuotata in piscina e, dopo pranzo, la revisione di ciò che aveva scritto la mattina. Un ritmo scandito da abitudini quotidiane salutari (tranne forse per la pancetta) che gli hanno permesso di sfornare quindici romanzi con lo stesso protagonista, ma soprattutto, la capacità di creare un genere che ha poi contaminato una bella fetta di letteratura d’azione e, naturalmente, di fornire materiale di primissimo ordine per il cinema.
Il James Bond del cinema non è lo stesso di quello letterario. Per chi ha già letto i romanzi, questa non è senz’altro una notizia, ma per chi ha solo visto i film, è il caso di fare una piccola riflessione. Il Bond originale, che naturalmente è quello dei libri di Flaming, è un individuo piuttosto cinico, fors’anche a tratti sadico, puttaniere e per nulla simpatico. Per chi si ricorda Sean Connery (che per me rimane il miglior 007 del cinema) quando pensa all’agente segreto, cimentandosi nella lettura di uno dei romanzi, rimarrà frastornato. Probabilmente penserà “ma chi cavolo è questo figlio di… ?”.
L’occasione della rilettura di tutti i romanzi di Ian Fleming ci è data dall’editore Adelphi, che sta ripubblicandoli tutti. Mi è capitato per le mani “I diamanti sono per sempre” e mi è piaciuta da morire l’idea di fare le pulci a Ian sulle sue prime dieci pagine. Prima però vorrei soffermarmi sulla veste grafica del libro. Elegante. D’altra parte non poteva essere diversamente. L’Adelphi ha sempre fatto un ottimo lavoro con i suoi libri e anche in questo caso ha fatto centro. Senza perdere tempo in descrizioni leziose, aggiungo soltanto che il libro va preso in mano, letteralmente. Soppesato e maneggiato. Vi renderete subito conto della qualità dei materiali utilizzati (carta, cartoncino, inchiostro e colla) e del piacere che si prova nello sfogliare le pagine.
I primi due capitoli si portano a casa le prime sedici pagine del romanzo. Nel primo, Fleming ci stuzzica facendoci assistere ad uno scorpione che individua una preda, uno scarabeo, la cattura, la uccide e la divora. Un’efficace descrizione che introduce la natura selvaggia ed esotica della Guinea francese, territorio africano dove si svolge parte della storia. Bond arriva nel secondo capitolo. Lo troviamo intento ad esaminare con una lente avvitata nell’orbita oculare, un pezzo di quarzo che simula un diamante e poi, con grande efficacia di descrizione, analizzare un diamante autentico. In poche pagine Flaming introduce perfettamente il contesto in cui si svolgerà la storia facendoci percepire il brivido del pericolo in cui ci andremo a cacciare leggendo il romanzo. Ottimo lavoro.

Samuele Marabotto

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