Camera con vista

«Avevo l’impressione… ma devo essermi sbagliato… che tu fossi più a tuo agio in mia compagnia nel chiuso di una stanza.»
«Di una stanza?» gli fece eco Lucy, assolutamente stupefatta.
«Sì. O tutt’al più in un giardino, o su una strada. Non di certo nei campi, o nei boschi, come adesso.»
«Oh, Cecil, cosa vorresti dire? Non ho mai nemmeno pensato a cose del genere. Parli di me come se fossi… come se fossi una specie di poetessa.»
«Non sono sicuro che tu non lo sia. Io ti immagino sempre sullo sfondo di un paesaggio… di un paesaggio di un certo tipo. Perché mai tu non dovresti vedermi in una stanza?»
Lucy riflette un attimo, poi disse, ridendo:
«Lo sai che hai ragione? È proprio vero. Devo essere davvero una poetessa, ora che mi ci fai pensare. Quando penso a te, è proprio nel chiuso di una stanza, che ti vedo. Non è buffo?»
Si accorse, con sorpresa, che Cecil era irritato.
«In un salotto, immagino. Senza vista.»
«Sì, proprio così. Senza vista. Perché no?»
«Preferirei» disse Cecil con tono di rimprovero «che mi vedessi in un luogo aperto.»

— Edward Morgan Forster

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