Italy in a day

È sempre piacevole provare emozioni guardando un film. Questo perché in cuor mio ho sempre la paura che crescendo e vedendo sempre più film io mi possa distaccare da quello che ritengo essere il cuore del cinema: i brividi sulla pelle, la scossa nello stomaco, il calore sul viso, gli occhi lucidi, il sorriso paralizzato e incredulo. Dopo aver finito di vedere Italy in a day mi sentivo completamente svuotato. Da tempo non mi accadeva di lasciarmi andare durante la visione di un film e di provare una serie di emozioni che per carattere tendo a negarmi. Ma non solo: questo film ha annullato ogni mio senso critico cinematografico. Per poco più di un’ora sono stato semplicemente qualcuno che osservava, senza troppe pretese, delle immagini. Non mi ponevo domande sulla tecnica documentaristica, oppure sulla struttura del film. Osservavo e mi sentivo coinvolto e ne ero felice.

Italy in a day è il cinema messo a disposizione degli spettatori e utilizzato come mezzo del racconto più limpido (dove Sacro GRA ha fallito). Gabriele Salvatores riprende un format estero e insieme alla sua squadra ci offre la visione di un giorno da italiani. L’idea di partenza è semplice: Salvatores ha chiesto agli italiani di girare un video in un giorno specifico (26 ottobre 2013) e di mandarglielo. Il tema del video era libero, ma il regista aveva anche elencato una serie di domande a cui gli italiani avrebbero potuto rispondere. È curioso vedere cosa hanno scelto di riprendere persone comunissime e quali avvenimenti o pensieri hanno scelto di mandare al regista. Il risultato è un montaggio coinvolgente su cosa rappresenta la vita quotidiana per centinaia di persone. Quali dettagli osservano, quali pensieri fanno parte dal loro esistere. Le clip vengono riunite per argomento e in ordine temporale (si parte da mezzanotte per arrivare alla mezzanotte successiva), questo crea una sorta di separazione in capitoli. Il passaggio da un argomento a un altro è spesso brusco, ma mi è piaciuta l’idea perché oltre a mostrare le varie sfaccettature della vita quotidiana di gente comune senza troppi fronzoli, permette all’attenzione dello spettatore di non distogliersi mai. Tante cose vengono dette e tante immagini vengono mostrate.

È emozionante vedere persone comuni comunicare i loro pensieri. Alcuni sono nervosi davanti la telecamera, altri tentano in qualche modo di essere all’altezza. Il messaggio che viene diffuso, o perlomeno che io ho percepito, è rincuorante, perché viene mostrato un Paese con delle crepe ma coeso attraverso alcune caratteristiche personali o alcuni modi di essere. Nonostante sia un film universale sull’umanità, il messaggio italiano è forte e orgoglioso, ma mai retorico. È autentico, mai furbo. Per guardare Italy in a day bisogna lasciarsi andare e permettere alle immagini di parlarci, come dovrebbe accadere sempre nel cinema. È un film che dipende molto dalla sensibilità dello spettatore, quindi oggi, con tanti spettatori improvvisati, può essere visto come un semplice documentario e giudicato come tale. Ma secondo me bisogna andare oltre. Bisogna provare a vedere Italy in a day come una testimonianza moderna sulla vita delle persone comuni, e dovremmo soffermarci su quello che accomuna chi ha inviato i video con noi che li osserviamo. Le storie raccontate sono le loro, ma anche di tutti noi.

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