Jane Eyre

Rabbrividii mentre mi guardavo attorno: era una giornata troppo rigida per stare all’aria aperta; non proprio piovosa, ma oscurata da una foschia gialla e umida; sul terreno tutto era ancora fradicio per la pioggia del giorno prima. Le ragazze più robuste avevano cominciato a giocare e correre, ma alcune pallide e delicate si raggruppavano insieme cercando calore e rifugio nella veranda; tra di loro, mentre la densa nebbia le penetrava fino alle ossa, sentivo frequenti colpi di tosse cavernosa.
Fino ad allora non avevo parlato con nessuna, e nessuna, evidentemente, si era accorta di me; ero sola, ma ero abituata al senso di solitudine, che non mi opprimeva troppo. Stavo appoggiata a una colonna della veranda, stringendomi nel mantello e, cercando di dimenticare il freddo che mi pungeva all’esterno e la fame insoddisfatta che mi rodeva all’interno, mi dedicai tutta a osservare e a pensare.

— Charlotte Brontë

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