Novella seconda

Quando si montavano poi la testa, nessuno più li teneva. Ciascuno di questi cento italiani aveva depositato ambo le chiavi del suo cervello abbastanza modesto nelle mani di quattro o cinque saputelli di diversa sfumatura e con diverse linee, ma tutti situati a un dipresso in quella regione dello spettro che si chiama: «predicar bene razzolar male» o per meglio dire: «predicare il verbo dell’ideale socialista e essere dei borghesi fottuti».
Chi era avvocato, chi geometra, chi bocciato alla terza tecnica: ma tutti saputi, tutti zazzeruti, tutti cravattati, tutti parolai, tutti roboanti e sopratutto tutti italiani.

— Carlo Emilio Gadda, Novella seconda, Garzanti, Milano 1971, p. 17

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