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Su questo tema, devo aggiungere lealmente una confessione: non credo al peccato della carne, non riesco a convincermi che un uomo e una donna, liberi da legami liberamente contratti, abbracciandosi sullo stesso letto compiano del male. Ho attraversato, in alcune città dell'Europa, i giardini pubblici verso il tramonto; la voluttà lasciava dappertutto le sue strisce luccicanti, ma per trovare l'oscenità bisogna cercarla, non più nei volti giovani appoggiati sull'erba, bensì nella faccia corrugata di qualche moralista, che invocava, da tutte le sue rughe contratte, la punizione e la vendetta. In quella faccia, un peccato sconcio, la menzogna, nel tentativo di spacciare invidia per collera sacra, dava, essa sì, una sensazione disgustosa del male.

— Vitaliano Brancati, Paolo il caldo, 1955 - cap. I

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