Tenda di perline.

Leggendo, provai quella che stava diventando una sensazione familiare: il mondo si ricombinava intorno a me mentre io metabolizzavo le parole comparse su un display a cristalli liquidi. Fra le notizie personali più importanti che avevo ricevuto negli ultimi anni, erano così tante quelle che mi erano arrivate via smartphone mentre ero in giro per la città che avrei potuto segnare su una mappa, rappresentare geograficamente, gli eventi principali, di fatto, dei miei primi anni dopo i trenta. Attaccare una puntina sul muro o piantare una bandiera su Google Maps in corrispondenza del Lincoln Center, dove, accanto alla fontana, avevo ricevuto la telefonata con cui Jon mi informava che, per chissà quale complesso di ragioni, un nostro amico si era sparato; cerchiare il Noguchi Museum di Long Island City, dove avevo letto il messaggio («Scusate l'e-mail cumulativa») inviato da una cugina stretta per descrivere le tragiche condizioni del suo bambino appena nato; mentre facevo la fila all'ufficio postale su Atlantic Avenue, e dagli altoparlanti della vicina moschea usciva un gracchiante adhan, avevo ricevuto l'annuncio del tuo matrimonio ed ero rimasto sconvolto da quanto ero rimasto sconvolto, distrutto, cominciando poi una spaventosa curva discendente durata varie settimane, tanto peggiore perché era un imbarazzante cliché; mentre ero nelle toilette del punto vendita Crate and Barrel di SoHo – i migliori bagni semipubblici di Lower Manhattan – avevo appreso di aver vinto una borsa di studio che mi avrebbe portato oltremare per un'estate, e quindi avevo finito per associare l'incrocio fra Broadway e Houston Street con tutto quello che era successo in Marocco; a Zuccotti Park avevo saputo che la mia ragazza non era, al contrario di quanto credeva, incinta; mentre compravo dei calzini da sera a prezzo scontato ai grandi magazzini Century 21, di fronte a Ground Zero, mi era stato comunicato via sms che un mio amico di Oakland era stato portato in ospedale dopo che la polizia gli aveva spaccato le costole. E così via: ciascuna di queste esperienze di ricezione restava, di fatto, in situ, così che ogni volta, tornando in una zona dov'ero stato raggiunto da una notizia importante, scoprivo che quella notizia e un'eco delle conseguenti emozioni mi aspettavano ancora come una 

— Ben Lerner

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