Lettere ad un giovane poeta

... Le cose non si possono afferrare o dire tutte come ci si vorrebbe di solito far credere; la maggior parte degli avvenimenti sono indicibili, si compiono in uno spazio che mai parola ha varcato, e più indicibili di tutto sono le opere d'arte, misteriose esistenze, la cui vita, accanto alla nostra che svanisce, perdura. ...
... Voi domandate se i vostri versi siano buoni. Lo domandate a me. L'avete prima domandato ad altri. Li spedite a riviste. Li paragonate con altre poesie e v'inquietate se talune redazioni rifiutano i vostri tentativi. Ora (poiché voi mi avete permesso di consigliarvi) vi prego di abbandonare tutto questo. Voi guardate fuori, verso l'esterno e questo soprattutto voi non dovreste ora fare. Nessuno vi può consigliare e aiutare, nessuno. C'è una sola via. Penetrate in voi stesso. Ricercate la ragione che vi chiama a scrivere; esaminate s'essa estenda le sue radici nel più profondo luogo del vostro cuore, confessatevi se sareste costretto a morire, quando vi si negasse di scrivere. Questo anzitutto: domandatevi nell'ora più silenziosa della vostra notte: devo io scrivere? Scavate dentro voi stesso per una profonda risposta. E se questa dovesse suonare consenso, se v'è concesso affrontare questa grave domanda con un forte e semplice 'debbo', allora edificate la vostra vita secondo questa necessità. ...
...Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l'accusate; accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza; ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti. ...
... Nelle cose più profonde e importanti, noi siamo indicibilmente soli, e perché uno possa consigliare o aiutare un altro, molto deve accadere, molto riuscire, un intera costellazione di cose si deve congiungere perché una volta s'arrivi a buon fine....
... Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione e ogni germe d'un sentimento dentro di sé , nel buio, nell'indicibile, nell'inconscio irraggiungibile alla propria ragione, e attendere con profonda umiltà e pazienza l'ora del parto d'una nuova chiarezza: questo solo si chiama vivere d'artista: nel comprendere come nel creare. Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni son nulla. Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare; maturare come l'albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz'apprensione che l'estate non possa venire. Ché l'estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l'eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d'ogni ansia. ...
... Non vi lasciate ingannare dalla superficie; nelle profondità tutto diventa legge. ...
...Abbiate indulgenza per gli uomini che vanno invecchiando e temono la solitudine, in cui voi confidate. Evitate di aggiunger materia a quel dramma sempre teso fra genitori e figli; consuma molta forza dei figli e logora l'amore dei vecchi, il quale opera e scalda se anche non comprende. Non richiedete ad essi alcun consiglio e non contate su alcuna comprensione; ma credete a un amore che vi viene serbato come un'eredità, e confidate che in questo amore c'è una forza e una benedizione, da cui voi non avete bisogno di uscire, per andarvene molto lontano! ...
...Essere soli come s'era soli da bambini, quando gli adulti andavano attorno, impigliati in cose che sembravano importanti e grandi, perché i grandi apparivano così affaccendati e nulla si comprendeva del loro agire. E quando un giorno si scopre che le loro occupazioni sono miserabili, le loro professioni irrigidite e non più legate alla vita, perché non continuare come bambini a osservarle come cosa estranea, dalla profondità del proprio mondo, dalla vastità della propria solitudine, che è anche lavoro e grado e professione? ...
...Se tra gli uomini e voi non c'è comunione, tentate d'essere vicino alle cose, e non vi abbandoneranno. ...
...Perciò i giovani, che sono principianti in tutto, non sanno ancora amare: devono imparare. Con tutto l'essere, con tutte le forze, raccolte intorno al loro cuore solitario, angosciato, che batte verso l'alto, devono imparare ad amare. Ma il tempo dell'apprendere è sempre un tempo lungo, di clausura, e così amare è, per lungo spazio e ampio fino entro il cuore della vita, solitudine, più intensa e approfondita solitudine per colui che ama. Amare anzitutto non vuol dire schiudersi, donare e unirsi con un altro (che sarebbe infatti l'unione di un elemento indistinto, immaturo, non ancora libero?), amare è un'augusta occasione per il singolo di maturare, di diventare in sé qualche cosa, diventare mondo, un mondo per sé in grazia d'un altro, è una grande immodesta istanza che gli vien posta, qualcosa che lo elegge, e lo chiama a un'ampia distesa. ...
...Il futuro sta fermo, ma noi ci muoviamo nello spazio infinito. ...
...Noi dobbiamo accogliere la nostra esistenza quanto più ampiamente ci riesca; tutto, anche l'inaudito, deve essere ivi possibile. ...
...Non si deve solo alla pigrizia se le relazioni umane si ripetono così indicibilmente monotone e senza novità da caso a caso, ma alla paura di un'esperienza nuova, imprevedibile, a cui non ci si crede maturi. Ma solo chi è disposto a tutto, chi non esclude nulla, neanche la cosa più enigmatica, vivrà la relazione con un altro come qualcosa di vivente e attingerà sino al fondo la sua propria esistenza. ....
...Noi siamo posti nella vita come nell'elemento più conforme a noi, e inoltre per adattamento millenario ci siamo tanto assimilati a questa vita, che, se ci teniamo immobili, per un felice mimetismo appena ci si può distinguere da tutto quanto ci attornia. Noi non abbiamo alcuna ragione di diffidare del nostro mondo, ché non è esso contro di noi. E se ha terrori, sono nostri terrori; se ha abissi, appartengono a noi questi abissi, se vi sono pericoli, dobbiamo tentare di amarli. ...

Rainer Maria Rilke

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